FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

2 Novembre: Lampedusa e la Migrantes uniti nella preghiera

(5 novembre 2015) - È vero che questa vita passa, ma non passa tutto di noi, rimane il ricordo, rimane il bene fatto.....
5 Novembre 2015
(5 novembre 2015) - Dal 30 ottobre al 4 novembre abbiamo avuto la gioia di avere in mezzo a noi per la seconda volta un gruppo di operatori pastorali dell’Ufficio diocesano Migrantes di Messina. Il contesto temporale è stato però molto diverso da quello della fine di maggio.
Abbiamo vissuto insieme la solennità di Tutti i Santi e la giornata della Commemorazione dei fedeli defunti. Mi vorrei soffermare su quest’ultimo evento: ci siamo ritrovati tutti al cimitero di Lampedusa per partecipare alla S. Messa, animando la celebrazione con canti in diverse lingue. Abbiamo pregato insieme, giunti da diversissime parti del mondo: i Lampedusani; il celebrante, mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, venuto da Roma; i nostri sacerdoti; i membri del gruppo di Messina; le Suore. Tutte persone diversissime, eppure riunite in questo posto per pregare per i defunti, a partire da quelli presenti nel cimitero di Lampedusa, ma oltrepassando i limiti spaziali per abbracciare tutti i propri cari defunti ed estendendo l’abbraccio a tutti quelli che hanno toccato questa terra o hanno vissuto situazioni drammatiche e suscitano compassione nel nostro spirito di cristiani.
Ricordare, in un giorno particolare come questo, tutte le persone che ci hanno lasciato, ci spinge con più intensità a riflettere sull’universalità del nostro essere creature umane e figli di Dio. Siamo tutti  parte di questo universo, con un compito e una missione specifica affidataci dal Padre.
È vero che questa vita passa, ma non passa tutto di noi, rimane il ricordo, rimane il bene fatto, rimane lo spirito, rimane un’impronta specifica di ognuno, rimane l’eternità del vivere insieme nel presente e nel futuro.
La presenza di persone così diverse tra loro, con una partecipazione che esprimeva sensibilità diverse, ma tutte all’unisono nel canto spirituale, ha unito ancor di più gli animi nella preghiera: sensibilità diverse, canti diversi, ma espressione di uno stesso cuore, uno stesso spirito, una stessa realtà di vita.
Alla fine della celebrazione, don Mimmo, il nostro parroco, ha accennato che nel cimitero di Lampedusa ci sono anche i corpi di persone provenienti da terre diverse: dall’Europa dell’Est, dalla Repubblica Centrafricana e da altre parti del mondo. Alla fine della celebrazione siamo andati in processione per i vialetti del cimitero, per rendere omaggio alle tombe delle persone che emigrando hanno perso la vita e sono state seppellite qui, intonando canti africani e pregando ancora tutti insieme per loro, nella commozione generale e nell’unità spirituale.
È molto significativo che la Chiesa ci inviti a vivere e rivivere ogni anno un evento del genere, che ci aiuti a tornare a riflettere sul significato vero e profondo della vita, sull’unità e solidarietà della nostra natura e del nostro essere figli dello stesso Padre, che fa sorgere il sole su ogni creatura e fa piovere su ogni suo figlio.
La nostra isola di Lampedusa rappresenta un luogo di “cittadinanza universale”, punto di incontro e di passaggio tra due continenti, due realtà diverse di questa nostra terra: l’Africa e  l’Europa. È un fazzoletto di terra  in cui si sperimenta quotidianamente l’incontro tra culture e mentalità diverse.
Le persone che attraversano l’isola ne sono un segno evidente, ma il segno più duraturo è la presenza di questi fratelli nel nostro cimitero, che richiamano l’attenzione e la memoria alla vocazione speciale che abbiamo come abitanti di Lampedusa, vocazione che ormai è estesa ad ogni Stato dell’Europa: chiamati ad una dimensione più grande, che fa spingere lo sguardo oltre, verso orizzonti più vasti, ad aprire il cuore e la mente per conoscere, conoscersi a vicenda, confrontarsi, integrarsi e contribuire all’integrazione, accettando il dono che i nostri fratelli vogliono farci di se stessi.
Suor Paola (Suore dei Poveri di Don Morinello) - Lampedusa