Roma – Si è conclusa il 9 luglio 2024 la seconda giornata di lavori del Corso di formazione "Linee di pastorale migratoria" organizzato dalla Fondazione Migrantes.
Fra gli interventi della giornata, quello di Santino Tornesi, direttore Migrantes della diocesi di Messina e regionale della Sicilia, che ha tratteggiato i caratteri della mobilità umana come "segno dei tempi", la considerazione delle migrazioni nella Chiesa cattolica e le peculiarità del ruolo della Fondazione Migrantes nella pastorale della mobilità.
Don Alberto Vitali, direttore Migrantes dell'arcidiocesi di Milano e regionale della Lombardia, ha esplorato l'articolazione territoriale degli uffici Migrantes, illustrandone caratteristiche, operatività e orientamenti. «Il fine della pastorale migranti non è “integrare i migranti” nella società o nella Chiesa, posto che col termine “integrare” solitamente si intende “omologare” o “assimilare”. Ciò sarebbe scorretto dal punto di vista etico. Ma pure sarebbe equivoco da un punto di vista sociale, presupponendo un “noi” che non è più omogeneo. È quindi necessario, anzitutto, avere lucida consapevolezza delle trasformazioni in atto, a livello locale e globale. Fine della pastorale migranti è piuttosto la crescita nella fede dei battezzati e l’edificazione della Chiesa locale», ha sottolineato. «Creare rapporti tra uffici diocesani è fondamentale per un lavoro efficace».
A don Marco Yaroslav Semehen, direttore dell'Ufficio Migrantes dell'Esarcato Apostolico per gli Ucraini cattolici residenti in Italia, è stata affidata la trattazione sui coordinatori etnici e i cappellani per gli immigrati: servire nella diversità e per creare ricchezza. Rievocata anche l'esperienza di Santa Sofia: il dolore, l'apertura reciproca con la città di Roma, la solidarietà di fronte alla tragedia della guerra. «Un consiglio che do ai nuovi cappellani: fin dall'inizio, non chiudetevi! Non abbiate paura di dialogare, di comprendere e anche di difendere, con delicatezza», evitando il «rischio di creare una "Chiesa parallela"».
Dopo la ripresa pomeridiana, ci si è concentrati sulla cura pastorale nei settori della mobilità umana di competenza della Fondazione Migrantes. Sergio Durando, direttore regionale Migrantes di Piemonte e Valle d'Aosta, si è soffermato su immigrati e richiedenti asilo, evidenziando come «il volontariato è la frontiera della missionarietà» e «la fraternità è fondamentale per generare una cultura dell'incontro», nel consapevolezza che «non ci può essere fraternità senza una giustizia sociale».
Padre Eraldo Cacchione sj, responsabile della pastorale rom di Scampia (Napoli), ha condiviso l'esperienza di accompagnamento della comunità rom del campo di Giugliano, dove è difficile scorgere nei rom un «archetipo e mistero dell'essere umano». I rom spesso vengono «percepiti come un corpo estraneo da estromettere», mentre non si comprende che sono portatori di grandi ricchezze umane, spirituali e culturali.
A seguire, don Mirko Dalla Torre, direttore Migrantes della diocesi di Vittorio Veneto, ha condotto i partecipanti dentro al mondo dello spettacolo viaggiante. Numerosi i riferimenti al magistero dei pontefici per la pastorale della "gente del viaggio", «un mondo affascinante ma poco conosciuto, quando non guardato con diffidenza».
Don Gregorio Milone, delegato MCI in Germania, ha affrontato il tema degli italiani emigrati all'estero. Nell'esaminare il ruolo del delegato, don Milone ha ripercorso la storia delle missioni cattoliche italiane in Germania, fatta di assistenza religiosa e sociale insieme.
Dopo la Messa presieduta da mons. Pierpaolo Felicolo e la cena, la giornata si è conclusa con la presentazione del documentario "Non far rumore" (Rai1) a cura di Toni Ricciardi, Alessandra Rossi e Mario Maiellaro.