Venerdì 13 settembre 2024, dalle ore 9.30, nella Sala delle Colonne di Palazzo Civico di Torino si tiene la conferenza stampa di presentazione della IV edizione del Festival dell’Accoglienza a cura della Pastorale Migranti diocesana. Dopo l'introduzione musicale di Mohammadreza Mohitmafi, studente di Green Engineering al Politecnico di Torino, si succederanno gli interventi di S. E. Mons. Roberto Repole, Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa; Stefano Lo Russo, Sindaco della Città di Torino; mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore Generale della Fondazione Migrantes; Annapaola Venezia, Segretario generale ad interim della Fondazione CRT; Marco Gilli, Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo e Sergio Durando, Responsabile del Festival dell’Accoglienza. Conduce la giornalista Laura De Donato.
«Un appuntamento annuale che quest’anno giunge alla sua quarta edizione, nato su iniziativa dell’Ufficio Migrantes della Diocesi di Torino. Una realtà, quest’ultima, da sempre impegnata, con costanza e passione, nella propria missione di accompagnamento, umano e pastorale, degli stranieri presenti sul territorio diocesano. Un Ufficio che sperimenta e testimonia, attraverso le sue innumerevoli attività, la bellezza e la fecondità del “camminare insieme” con i nostri fratelli e sorelle migranti», ha detto mons. Felicolo nel suo intervento.
«Anno dopo anno, il Festival dell’Accoglienza, con il suo programma denso di eventi e ricco di personalità, rappresenta un’occasione unica per fermarsi a riflettere sui significati profondi del verbo “accogliere”. Il primo tra i quattro verbi-pastorali che Papa Francesco ci ha indicato nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018. Probabilmente, il più importante tra i verbi-azione che ci propone il Santo Padre o, perlomeno, quello logicamente sovraordinato rispetto agli altri. L’accoglienza rappresenta, infatti, il punto di partenza di un processo integrale che comprende nel proprio divenire i passaggi fondamentali della protezione, della promozione e dell’integrazione. Non potrebbe essere diversamente. Un processo, o se vogliamo un “cammino”, fondato sulla centralità della persona e della dignità umana, che deve condurre alla partecipazione integrata e attiva di ciascun individuo all’interno delle “comunità accoglienti”, tanto “civili” quanto “ecclesiali”. Iniziative come questa ci aiutano, in primis, a riscoprire la centralità dell’accoglienza nel nostro professarci cristiani. Troppo spesso, infatti, ci dimentichiamo di come l’accoglienza rappresenti un luogo teologico, il tempo e lo spazio in cui Dio sceglie di rivelarsi agli uomini e alle donne di ogni tempo».