In memoria personale di mons. Battista Mutti (1923-2024)
Don Silvano Ridolfi
Incontrai don Battista Mutti per la prima volta nell’aeroporto di Francoforte sul Meno nel settembre 1955. Io appena arrivato nella sede di Francoforte e lui già navigato missionario di emigrazione dal 1953 a Stoccarda-per partecipare a Berlino, ospiti di don Luigi Fraccari, fondatore di quella Missione Cattolica Italiana, al primo incontro dei missionari di emigrazione in Germania e Scandinavia su invito del direttore nazionale don Aldo Casadei. Quel convegno era presieduto da Mons. Luigi Rossi della Sacra Congregazione Concistoriale di Roma.
Facemmo conoscenza vicendevole stabilendo amicizia subito in modo semplice e sbrigativo come era nello stile di Don Battista, niente fronzoli ed andare subito al sodo. Un atteggiamento che che ho visto poi confermato nella sua ampia attività nel Land Baden-Wuertenberg. Percorreva strade e paesi per incontrare i nostri emigrati italiani - in treno od in topolino - sempre annotando le poche famiglie e le tante baracche di operai italiani. Ci incoravamo poi qualche volta perché io avevo da assistere i confinanti Land Assia e il Land Renania-Palatinato. Due città erano gomito a gomito, Mannheim per lui e Ludwigshafen per me. Ed avvertivo il consenso dei suoi italiani, i pochi vecchi ed i tanti nuovi operai.
Credo che il suo libro-testimonianza “Cerco l’uomo” sia davvero la cifra del suo grande impegno pastorale. Lo hanno avvertito anche i tedeschi perché il quotidiano di Stoccarda quando Don Mutti ha lasciato la missione ne ha fatto un ampio elogio intitolato “Menschenfischer” ossia pescatore di uomini. In pochi anni aveva già aperto una trentina di succursali della sede centrale di Stoccarda assistito fedelmente e generosamente dalla suor Klotildis, deceduta nel 2008. Ed ovunque Sante Messe , incontri ed ascolto per le necessità dei suoi emigrati. Famoso, quasi leggendario ,il treno di spaghetti fatto venire dall’Italia per gli operai italiani. A Stoccarda verrà anche aperto il primo Centro Italiano in Germania.
Se ne son accorti ben presto anche le Autorità religiose, in primis il Vescovo Leiprecht che lo ha nominato “monsignore” e le Autorità civili con la Bundesverdienst Kreuz (cavaliere) al merito dal borgomastro Manfred Rommel nel 1994, e la medaglia al merito della cittadinanza sempre dal borgomastro di Stoccarda Manfred Rommel nel 1994.
Il Signore gli ha donato lunga vita, 100 anni, essendo nato 1923 ad Adro (BS), sacerdote a Brescia nel 1948 e nel 1953 inviato missionari odi emigrazione in Germania. Ha speso bene i talenti ricevuti.
Nel 2018 ha dovuto lasciare la Germania ed ogni attività pastorale diretta sistemandosi in un suo appartamento a Clusone (BG) con la dovuta assistenza. Quando gli telefonavo si mostrava sempre entusiasta e mi diceva di suonare spesso il pianoforte e di mantenere i raccordi possibili. I funerali hanno avuto luogo il 5 ottobre ad Adro, ove anche è stato sepolto nella cappella dei sacerdoti con grande partecipazione di popolo ed una riconoscente presenza dalla Germania.