Nell’estate del 1949, l’Italia e l’Europa ancora devastate dalla guerra, per iniziativa di un gruppo di scout lombardi rimasti in clandestinità durante il fascismo, attivi nel salvare ebrei e perseguitati con l’eroismo delle Aquile randagie e all’organizzazione segreta “OSCAR”, un gruppo di Scout guidati da personalità leggendarie come don Andrea Ghetti, Vittorio Ghetti e Michel Du Bot, decise di raggiungere il “Rovermoot”, l’incontro internazionale di scout, che era stato organizzato in Norvegia. Per riunirsi con tutti gli scout che sino a poco tempo prima si erano trovati a spararsi, nemici, tra una frontiera e l’altra.
Grazie a un accordo con la lariana Moto Guzzi ottennero in prestito 25 Guzzini e, partendo dal cortile della Rocchetta nel Castello sforzesco di Milano, arrivarono Skjak, a Capo Nord, con un messaggio di pace di don Carlo Gnocchi che aveva promesso ai moribondi soldati italiani di accudire i “mutilatini”. Ovvero i figli dei caduti, con particolare riguardo ai bambini mutilati dai bombardamenti. L’impresa degli scout italiani venne chiamata La Freccia Rossa della Bontà.
Settantacinque anni dopo, l’ex senatore e avvocato Roberto Cociancich, presidente della “Conferenza internazionale cattolica dello scautismo” dal 2011 al 2017, ha organizzato una nuova spedizione a bordo di vespe Primavera con venti ragazzi, di cui diversi provenienti dall’Africa subsahariana e anche dal Libano per portare un altro messaggio, che incarna lo spirito dei tempi da parte, di don Gino Rigoldi sui minori stranieri non accompagnati. Il 19 luglio 20 Vespa rosse partiranno dal Castello sforzesco per raggiungere il Centro internazionale Scout a Kandersteg. Durante il percorso la delegazione della nuova spedizione, denominata Freccia Rossa della Solidarietà, si fermerà a Strasburgo per incontrare alcuni membri del nuovo Consiglio d’Europa e della Commissione europea ed europarlamentari per parlare dei “mutilatini” contemporaei: i minori stranieri non accompagnati con alcuni giovani scelti nei loro paesi di origine da alcune associazioni scoutiste presenti in Africa e nel Medioriente perché, come osserva Roberto Cociancich, “sono loro che attraversano i confini con i piedi piagati dopo viaggi che durano anni, infiniti tentativi per attraversare i confini, braccati e perseguitati.
Da una parte la loro presenza servirà ad accendere piccoli fiotti di luce sulle loro esistenze e dall’altra saranno testimoni preziosi che, una volta rientrati nei loro paesi di origine, potranno aiutare i loro coetanei a capire cosa li aspetta nella loro Odissea verso l’Europa. Vorremmo creare una rete di cooperazione, nel segno della fratellanza e riconciliazione ispirata a quella di 75 anni fa”. Durante il viaggio, il gruppo di scout si fermerà anche a Mackwiller, ospite del locale gruppo scout e del “Foyer des Ukrainiens” per raccontare il senso di questa avventura e ascoltare la voce degli esuli ucraini. A Schengen, famoso per gli accordi che ci hanno permesso in questi anni di sentirci tutti un po’ più europei, e nella capitale d’Europa a Bruxelles. “Ci fermeremo anche a Marcinelle a rendere omaggio alle vittime del disastro nella miniera nel 1956 ea riflettere sui costi del progresso, passeremo per Waterloo dove un modello diverso di Europa si scontrò con la Storia”, aggiunge Cociancich. Il 23 luglio ci sarà una tappa alla Corte Internazionale di Giustizia, luogo simbolo per il riconoscimento dei diritti umani, prima di raggiungere la Norvegia e riflettere sull’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che è uno dei grandi temi della nostra epoca.
“Credo che oggi ci sia l’urgenza di fare imprese audaci che affrontino i drammi della contemporaneità”, conclude Cociancich che guiderà la spedizione come Capo Campo insieme a un team di scout e a Noemi Ruzzi. Nel messaggio di don Gino Rigoldi ci sarà questa evangelica riflessione: “Abbiamo incontrato tanti Mohamed, Ismail, Pedro o Marko e centinaia di ragazzi alla ricerca di accoglienza, di un sorriso ma anche spesso e soprattutto di una casa per dormire e un poi di un lavoro (…) Sono i nostri fratelli minori ai quali vogliamo sorridere ma anche offrire l’ospitalità che ci è possibile, mentre domandiamo alla amministrazione pubblica di compiere il proprio dovere”. La Freccia Rossa per la solidarietà sarà una goccia nel mare dell’Europa Fortezza ma anche un seme per far crescere l’albero della fratellanza per i mutilatini di questo millennio perché vuole essere una spedizione contro la disumanizzazione.
Cristina Giudici, Il Foglio, 4 luglio 2024