FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Un tetto all'immigrazione in Svizzera

(10 febbraio 2014) - Globalmente, la Svizzera francofona ha tendenzialmente votato contro l'iniziativa, mentre in Ticino e nei Cantoni di lingua tedesca la maggioranza ha votato a favore
10 Febbraio 2014
(10 febbraio 2014) - Sono stati quasi tre milioni di cittadini che hanno deciso di votare a favore di un tetto agli stranieri. Il risultato scioccante del referendum anti-immigrati, col quorum al 56% e i «sì» al 50,3%, segna inevitabilmente, come ha ammesso la ministra della Giustizia, Simonetta Sommaruga, «una svolta fondamentale» nella politica migratoria, che avrà «ripercussioni di ampia portata» nei rapporti con Bruxelles. Sommaruga, che ha fatto autocritica per una campagna governativa per il «no» troppo fiacca, non ha citato ulteriori dettagli sulle intenzioni dell’esecutivo, anche perché la consultazione popolare non propone una quota precisa. Il Presidente della Confederazione, Didier Burkhalter, ha tentato di mettere le mani avanti con Bruxelles, affrettandosi a sottolineare che l’accordo sulla libera circolazione delle persone del 2002 non è in discussione.  
Forti critiche arrivano dalla Commissione europea che ''si rammarica del fatto che un'iniziativa per l'introduzione di limiti quantitativi all'immigrazione sia stata approvata. Questo va contro il principio della libera circolazione delle persone tra l'Ue e la Svizzera".

L'iniziativa, promossa dal partito di destra ed antieuropeista dell'Unione democratica di centro (Udc/Svp) chiede la reintroduzione di tetti massimi e contingenti per l'immigrazione di stranieri. Ponendo in pericolo gli accordi di libera circolazione con l'Unione europea, la maggior parte dei quali dovranno verosimilmente essere rinegoziati. Secondo i dati definitivi, l'iniziativa l'ha spuntata con sole 19.516 schede, ottenendo 1.463.954 voti favorevoli, contro 1.444.438 voti contrari. A schierarsi a favore un totale di 17 cantoni, tra cui il Ticino con la più alta percentuale di Sì (68,17%). Nove i cantoni contrari.
Globalmente, la Svizzera francofona ha tendenzialmente votato contro l'iniziativa, mentre in Ticino e nei Cantoni di lingua tedesca la maggioranza ha votato a favore.

Da oggi, la Svizzera sarà tuttavia più isolato dal resto d’Europa, o chiederà di diventarlo. Ed è, tra l’altro, un esito che ha colto molti di sorpresa. Fino a pochi giorni fa, la partecipazione al referendum prometteva di essere bassa. Anche perché l’intero establishment elvetico, il governo, il parlamento, i partiti tradizionali, l’industria, i sindacati, ma anche i principali mezzi di informazione si erano schierati contro il referendum promosso dal partito nazionalista Svp.  

 
Invece, hanno prevalso le parole d’ordine degli ultraconservatori, che ora chiedono che la volontà popolare si traduca rapidamente in limiti agli arrivi dei migranti e regole che prediligano lavoratori elvetici rispetto a quelli provenienti dall’Italia, dalla Bulgaria o dal Marocco. È chiaro infatti che il risultato dovrebbe spingere il governo a mettere in discussione nel giro dei prossimi tre anni importanti accordi con la Ue, a partire da quello che consente a chiunque che abbia un lavoro e risorse sufficienti per mantenersi, di trasferirsi nella Confederazione.  
 
All’ondata di «sì» hanno resistito solo la parte francofona e le grandi città come Zurigo, Ginevra e Berna. I 17 cantoni oltre «la valle del Roesti», come viene chiamato il limite con le aree di lingua tedesca, hanno scelto di votare «sì». In Ticino i «favorevoli» sono arrivati al 68%.  
 
Per capire l’umore che circola negli ultimi anni in Svizzera, bisogna sapere che è il Paese, assieme al Lussemburgo, con il più alto numero di stranieri in Europa: uno su quattro. E i flussi migratori provenienti dall’Ue si sono rivelati, da quando Berna ha sottoscritto oltre dieci anni fa l’accordo per la libera circolazione dei lavoratori, dieci volte quelli previsti dal governo, circa 80mila all’anno. A poco sono valse le argomentazioni degli esperti che hanno diffuso calcoli sulla scarsa convenienza di un limite all’immigrazione, in un Paese che ha bisogno di lavoratori stranieri. La paura dell’altro, ancora una volta, è stata più forte della ragione. 
 
ECCO I TESTI PRINCIPALI DEL TESTO APPROVATO
- ''La Svizzera gestisce autonomamente l'immigrazione degli stranieri. Il numero di permessi di dimora per stranieri in Svizzera è limitato da tetti massimi annuali e contingenti annuali. I tetti massimi valgono per tutti i permessi rilasciati in virtù del diritto degli stranieri, settore dell'asilo incluso. Il diritto al soggiorno duraturo, al ricongiungimento familiare e alle prestazioni sociali può essere limitato''.

- ''I tetti massimi annuali e i contingenti annuali per gli stranieri che esercitano un'attività lucrativa devono essere stabiliti in funzione degli interessi globali dell'economia svizzera e nel rispetto del principio di preferenza agli Svizzeri; essi devono comprendere anche i frontalieri. Criteri determinanti per il rilascio del permesso di dimora sono in particolare la domanda di un datore di lavoro, la capacità d'integrazione e una base esistenziale sufficiente e autonoma. Non possono essere conclusi trattati internazionali che contraddicono al presente articolo''.

- I trattati internazionali che contraddicono all'articolo ''devono essere rinegoziati e adeguati entro tre anni dall'accettazione di detto articolo da parte del Popolo e dei Cantoni''.