FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Preghiera interreligiosa a Catania per le vittime del naufragio

(20 marzo 2015) - Seppelliti nel cimitero etneo i 17 migranti morti a maggio
20 Marzo 2015
(20 marzo 2015) - Riposino in pace. Le 17 salme dei migranti morti in mare nel naufragio dello scorso maggio al largo di Lampedusa hanno trovato degna sepoltura. Dopo un limbo indegno all’interno della camera mortuaria del Cimitero etneo durato quasi un anno, come fossero abbandonati a se stessi per una seconda e beffarda volta, a dieci mesi dalla quella tragedia, sono stati seppelliti con una celebrazione solenne a cui hanno partecipato le massime autorità civili e religiose della città. Hanno presieduto la cerimonia interreligiosa mons. Salvatore Genchi, Vicario Generale dell'Arcidiocesi di Catania e Keit Abdelhafid, presidente della Comunità islamica di Sicilia. Presente anche la Migrantes etnea, la Caritas diocesana ed i rappresentanti di numerose associazioni che si occupano di accoglienza ai migranti, tra cui il Centro Astalli. Oltre al sindaco Enzo Bianco, erano presenti il procuratore della Repubblica Giovanni Salvi, il Prefetto di Catania Maria Guia Federico e molte autorità civili e militari (tra le quali il Comandante dei Carabinieri di Catania Casarsa, il Comandante della Guardia di Finanza Manna ed il Questore Cardona).
Mons. Salvatore Genchi, in rappresentanza dell'Arcivescovo Mons Gristina e dell’intera Chiesa diocesana, ha rivolto un pensiero ai migranti scomparsi: «Un abbraccio che si fa lacrime, un abbraccio che esprime amore. Da oggi sentiremo questi morti nostri. Nostri nella preghiera, nell’affetto. Questi fratelli migranti che riposano insieme ai “nostri” morti. Ma attendiamo sempre più gesti di solidarietà, come la città di Catania ha saputo fare. Nella speranza che anche il mondo intero si renda conto che non c'è nessuno che si possa sentire straniero, affidiamo questi morti all’abbraccio di Dio».
Alla sepoltura è stata riservata un’apposita area rettangolare di 140 metri quadrati, con al centro un monumento dal nome significativo: “La speranza naufragata”. Opera commissionata dal Comune etneo, costruita con il contributo della Comunità Islamica di Sicilia e dell’Accademia di Belle Arti. La struttura, alta tre metri, raffigura i migranti in balia dello onde mentre tentano di affrontare la “traversata della speranza”. Con l’opera, come indicato dall’amministrazione comunale, si è cercato di eseguire un intervento rispettoso dei diversi credo religiosi, scegliendo di incidere sulle lapidi proprio i versi del testo della poesia “Migrante” di Wole Soyinka, Premio Nobel per la letteratura nel 1986. Definita una “preghiera laica”, è possibile leggerla dalla prima lapide in alto a sinistra all’ultima in basso a destra: versi sparsi, dunque, per diciassette lapidi senza nome, per i migranti di nazionalità eritrea, siriana e nigeriana che nella metà del mese di maggio del 2014 morirono nel Canale di Sicilia.
Un momento di particolare commozione è stato quello in cui l’attore David Coco ha letto “Migrante”, nella traduzione italiana di Alessandra Di Maio, studiosa siciliana di scienze letterarie, specializzata in fenomeni migratori. L'attrice Vitalba Andrea, invece, ha recitato un altro brano del poeta nigeriano. Significativo il gesto di Donatus Ighegeh, nigeriano, marito di una delle donne annegate, che, con alcuni volontari, ha deposto dei fiori sulle sepolture. Durante il rito interreligioso è stato letto anche un messaggio della Presidente della Camera Laura Boldrini. La cerimonia è stata condotta dal presidente regionale della Comunità di Sant'Egidio Emiliano Abramo e si è conclusa con il “Silenzio” suonato dal trombettista Dario Scimone.

(Filippo Cannizzo - Migrantes Catania)