La Conferenza Episcopale Siciliana ha annunciato un Convegno Regionale sul tema "Accoglienza, Dialogo, Annuncio nella forma della Carità in una Chiesa sinodale", promosso dagli Uffici regionali per l'Ecumenismo, Caritas, Migrazioni e Missioni. L'evento si svolgerà a Enna, Hotel Federico II, il 22-23 novembre 2019.
Il Convegno rappresenta una tappa di un tentativo di cammino pastorale avviato il 19 ottobre 2018. In quella occasione, a partire dalla specificità dei 4 uffici coinvolti nel progetto, Caritas, cuore di ogni azione pastorale, Ecumenismo, dialogo, Missio, annuncio e Migrantes, accoglienza, e dalla costatazione del mutamento profondo della realtà della società e della necessità di una pastorale integrata , che renda più efficace ed incisiva un’attività nelle frontiere dell’annuncio del Vangelo, presenti i rispettivi vescovi delegati ed i direttori regionali, si è giunti alla conclusione di iniziare un cammino sinodale, mediante l’organizzazione di una giornata di studio che avesse le migrazioni come elemento comune con auspicabili ricadute a livello regionale e diocesano.
Lo scopo è quello di abitare il nostro tempo, facendo tesoro della presenza significativa di genti e di cristiani provenienti da altre nazioni e continenti e del loro crescente radicarsi nel territorio, per vivere in pienezza una delle dimensioni fondamentali dell’esperienza di fede, la cattolicità, nella consapevolezza che siamo “Chiesa dalle genti”. La presenza dei migranti nelle nostre comunità cristiane è un “segno dei tempi”. Negli anni si sono modificate le domande a cui dare risposta, sia in relazione allo sviluppo del fenomeno migratorio sia allo stabilirsi di comunità cattoliche etniche sia per la convivenza con cristiani non cattolici e con persone di altre religioni.
A partire dal territorio . Qui i migranti possono diventare motivo di discernimento evangelico della storia e dell’agire di Dio che - anche nelle avversità - ci sta dicendo e donando qualcosa. Punto fondamentale diventa leggere in Dio e davanti a Dio quello che ci sta avvenendo e verificare nell'ascolto della Parola e della storia i linguaggi dell'accoglienza, del dialogo e dell'annuncio perché siano all'altezza della nuova situazione.
Saranno, quindi, due giornate di studio e di riflessione per riappropriarci del significato di parole di cui forse abbiamo smarrito il senso. La declinazione attuale di termini fondamentali per la vita cristiana, come accoglienza, dialogo, annuncio, carità e sinodalità, dice tutto ed il contrario di tutto e ci abbandona in un mondo caotico, senza più una bussola che ci orienti nella navigazione. Purtroppo dobbiamo constatare che anche nel nostro mondo, quello dei cattolici praticanti, nel rispetto delle posizioni di tutti, c’è una buona parte che dice di no all'accoglienza, vanificando nei fatti gli altri momenti dell’agire cristiano. Evidentemente qualcosa non ha funzionato nel nostro percorso di evangelizzazione.
Prima di naufragare ed annegare in queste alluvioni di parole diventate vuote, abbiamo bisogno di capire e di conoscere per poter agire alla luce della parola bella e vera. Gli illustri relatori ci aiuteranno a trovare le radici teologiche ed ecclesiologiche oltre che profondamente umane di queste parole che, così purificate, avranno una vibrazione diversa da tutte le altre in quanto parole di verità e di vita. Come va declinata la sinodalità della Chiesa? Come la Chiesa siciliana ha vissuto l’accoglienza? Come agire in questa mare in tempesta? Come vivere queste parole?
Questi anni di pontificato di papa Francesco sono stati caratterizzati dalla rivoluzione della tenerezza e da una parola - accoglienza - declinata a tutto tondo: verso i poveri e gli ultimi, verso i migranti, verso le famiglie e i giovani, verso i non credenti e i fratelli delle altre religioni. È fuor di dubbio che con Francesco il dialogo ecumenico abbia conosciuto un’accelerazione. Lo stile scelto nell'Evangelii Gaudium è quello di avviare processi, più che occupare spazi. Compiere un tratto di strada insieme, fin dove si può, partendo dai legami di amicizia personali o dalla capacità di empatia e prossimità con chi non incrocia abitualmente i sentieri ecclesiali, come i non credenti. Con le altre religioni è giunto il tempo di spingersi al di là di una pura e tollerante convivenza o di una semplice accettazione della diversità. Ma impegnarsi con essa, con scambi di comunicazioni ed esperienze, incontro umano, ricerca attiva di comprensione attraverso le differenze, rispetto dell’altro in quanto tale.
La Chiesa “in uscita” è quella capace di “accendere luci e riscaldare cuori che aiutino la gente, le comunità, i paesi e l’umanità intera a trovare il senso della vita e della storia”. Queste luci sono soprattutto “l’annuncio della persona di Gesù Cristo, morto e risorto e del suo regno, così come la pratica della misericordia, della carità e della solidarietà soprattutto verso i poveri, i sofferenti, i dimenticati e gli emarginati del mondo di oggi, i migranti e gli indigeni”.