(16 giugno 2015) - Non esiste un modo semplice per descrivere unesperienza tanto diversa, tanto stimolante, tanto alternativa, tanto lontana dalla mia realtà di tutti i giorni, come quella vissuta a Lampedusa grazie alla Fondazione Migrantes. Unesperienza che, utilizzando un solo aggettivo, mi sento di definire fantastica.
Nelle parole di Marika, una delle componenti del coro dellUfficio Migrantes di Messina, tra i protagonisti dellappuntamento a chiusura del secondo anno del progetto Il Viaggio della vita, voluto dalla Fondazione e tenutosi nellarcipelago delle Pelagie, è ben racchiusa lemozione di chi, forse inaspettatamente, ha vissuto lincontro con Lampedusa come un momento di profonda condivisione.
Non cè niente di meglio nella vita ha continuato la giovane filippina che avere la possibilità di affrontare le proprie paure, cerando di andare oltre, lì dove non ti sei mai spinto, perché hai deciso di farlo fino in fondo. Perché tutto ciò accada è però necessario avere la fortuna di incontrare, sul percorso della propria vita, delle persone che realmente ti consentano di vivere giorni di così grande condivisione, come quelli da me trascorsi a Lampedusa. Ho conosciuto delle persone davvero speciali che attraverso i loro volti, le loro esperienze, i racconti che ci siamo scambiati reciprocamente, mi hanno permesso di conoscere altri lati di me che fino ad allora non pensavo potessero esistere. Quello che sono riuscita a scoprire durante i giorni trascorsi su questIsola a dir poco straordinaria, è stato un incrocio di culture, razze e usanze, che hanno rispecchiato in pieno lessenza stessa di Lampedusa, terra che rappresenta il crocevia fra due Continenti, quello europeo e quello africano. Ho compreso quanti punti di unione possano in realtà esserci con persone che consideriamo diverse da noi anni luce, persone con cui non penseresti mai di poter avere a che fare e dietro i cui volti, invece, si nasconde un mondo a te familiare.
Un grazie particolare mi sento invece di rivolgere a C. e a P., due ragazzi come me, ma con sulle spalle il peso di un viaggio che certamente non potranno mai dimenticare. È grazie alla loro commozione e alle lacrime osservate sui loro volti, in occasione di uno sbarco verificatosi a Lampedusa nei giorni stessi in cui noi ci trovavamo lì, che sono riuscita a capire i sacrifici e le sofferenze nascoste dietro di chi, troppo spesso e spesso con troppa superficialità, viene considerato nemico responsabile di uninvasione che semplicemente andrebbe definita per ciò che realmente è: una lotta animata da istinto di sopravvivenza.
(Elena De Pasquale - Migrantes Messina)