(25 agosto 2014) - Una pedalata lunga 1200 chilometri per i fantasmi di Portopalo, 283 migranti che nel Natale del 96 persero la vita nel tentativo di raggiungere le coste italiane. Sono passati 18 anni e per ricordare le vittime innocenti di quella prima strage dellimmigrazione nel Mediterraneo e le tragedie che lhanno seguita, ma anche per testimoniare le irrinunciabili ragioni dellaccoglienza che Gaia Ferrara ha pedalato da San Severo, in Puglia, fino a Portopalo. Nel palazzo comunale più meridionale della Sicilia, Gaia Ferrara sabato è stata ricevuta dal sindaco Giuseppe Mirarchi, dal collega della vicina Pozzallo, Roberto Ammatuna e da numerosi volontari, che in tante occasioni sono stati i protagonisti della macchina di solidarietà che si mette in moto a ogni sbarco. Se lidea dellaccoglienza come necessità e come vocazione viaggia su tante gambe, adesso cammina da Nord a Sud e viceversa anche sulle ruote della bicicletta di Gaia che, sostenuta nella sua fatica dalle associazioni Viandando e Libera, ha ricordato che «è più che mai necessario parlare ai vivi e portare in Europa le firme che sto raccogliendo al fine di sensibilizzare tutti i Paesi sul fenomeno immigrazione che non è solo un problema perché i popoli hanno sempre viaggiato e sempre migrato». I problemi, pur inevitabili, diventano più spesso ingestibili quando si rimuovono le ragioni di questo incessante movimento alla ricerca della dignità e gli Stati abdicano lasciando che a gestire questo esodo siano organizzazioni senza scrupoli. Un affare enorme su cui lucrano mestatori di ogni genere. Eppure per rendere inutili i servizi che offrono a caro prezzo ai tanti migranti disperati, basterebbe organizzare quei corridoi umanitari per la cui realizzazione da anni spingono associazioni religiose e laiche impegnate sul fronte dellaccoglienza e del rispetto dei diritti umani. Se lEuropa appare lontana più che mai, lAfrica è un soffio di vento che dalla sponda opposta del Mediterraneo porta uomini e caldo e a nessuna delle due urgenze è possibile sfuggire: «Sono persone mancanti ha affermato Mirarchi e Portopalo vuole ricercare fortemente la verità su quanto è successo. Giammai possiamo permetterci di dimenticare». A lungo, invece, la tragedia della F174, il cargo colato a picco nel Natale 96, venne negata. I corpi non furono mai recuperati, nonostante nel 2000 fosse stata disposta lapertura di unindagine avviata un anno più tardi, che portò allindividuazione del relitto che ancora oggi custodisce, come un sepolcro, molti dei corpi dei 283 migranti, in maggioranza asiatici del Bangladesh, dello Sri Lanka e del Pakistan. Secondo quanto ricostruito nel corso di un processo celebrato al Tribunale di Siracusa, i migranti morirono per una manovra errata, durante il trasbordo dalla nave madre a unimbarcazione più piccola, nelle acque quella notte agitate, tra Malta e Portopalo.
Le tragedie si sono ripetute, lultima appena battuta dalle agenzie, e i tentativi di rimozione del problema continuano, Gaia Ferrara, pedalata dopo pedalata cerca di testimoniare che laccoglienza è un dovere che ci rende uomini e lindifferenza un effetto della globalizzazione che alle ragioni degli uomini ha anteposto quelle delle merci di ogni genere. (Nino Arena - Migrantes Messina)