FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Ancora morti nel Mediterraneo

(30 luglio 2013) - Salgono gia' a oltre 450 le persone salvate nel Canale di Sicilia due giorni fa, secondo quanto rende noto la Guardia Costiera
30 Luglio 2013
(30 luglio 2013) - Mentre proseguono senza soste in Sicilia gli arrivi di migranti, emerge una nuova tragedia nel Mar Mediterraneo: sembra infatti  si sia rovesciato un gommone al largo della Libia, due giorni fa, e siano morte 31 persone, provenienti da Nigeria, Gambia e Senegal. Sotto choc i 22 sopravvissuti sbarcati a Lampedusa. “I morti al largo delle coste libiche e il terribile racconto dei superstiti rimarcano la necessità di una collaborazione reale tra i Paesi, per impedire il susseguirsi di questi tragici accadimenti” ha dichiarato il ministro dell’Interno Amgelino Alfano. Bisogna “fermare i mercanti di morte”, ha aggiunto Alfano. L’Italia “anche in questa occasione si è distinta come Paese dell’accoglienza, intercettando la telefonata di richiesta d’aiuto e soccorrendo i superstiti”. Ancora Alfano: “Il numero complessivo delle persone tratte in salvo, nelle ultime 48 ore, grazie a diverse operazioni di soccorso in varie parti della Sicilia testimonia il grande impegno del nostro Paese nel fronteggiare la fase di emergenza più critica nel periodo estivo”.
 
La dichiarazione di mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale Migrantes
“Un’altra ‘spina nel cuore’ – per usare l’immagine di Papa Francesco a Lampedusa – ha segnato l’ultimo fine settimana di luglio, nel mar Mediterraneo: la morte di 31 di oltre 50 persone africane in fuga – ha commentato  Mons. Giancarlo Perego, Direttore generale della Migrantes. Non conosceremo forse mai i nomi, ma si aggiungono alla lista dei 20.000 morti nel nostro mare: altre storie di vita da affidare al Signore. Ma non solo. Altre storie che chiedono un rinnovato impegno di solidarietà e di responsabilità, perché sia vinta l’indifferenza che fa dimenticare queste tragedie, perché sia finalmente superato un disimpegno per una nuova stagione umanitaria che accompagna e non abbandona persone in fuga da primavere e inverni umani. Alle tragedie africane, siriane non si può regalare solo compassione, ma forse è tempo di segni chiari di una nuova responsabilità politica e sociale in Italia e in Europa. Lampedusa non può essere di nuovo lasciata sola. L’ asilo europeo certamente è un segno che va in questa direzione, ma va accompagnato con un presidio rinnovato del Mediterraneo e una nuova stagione di cooperazione".