FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Cemi e Fondazione Migrantes ad Augusta: sostegno e gratitudine alle comunità dell’Isola

(18 settembre 2014) - È la condizione dei tanti minori non accompagnati a preoccupare più di ogni altra cosa
18 Settembre 2014
(18 settembre 2014) - “Sono troppi i migranti morti, stiamo sbagliando qualcosa”. Parla forte e chiaro Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni. Da Augusta, dove la Commissione della CEI è riunita per discutere dell’accoglienza e delle sfide evangeliche che comporta, mons. Montenegro spiega che la sua presenza e quella degli altri presuli, voluta dalla Fondazione Migrantes e dal suo direttore mons. Giancarlo Perego, nasce dall’esigenza di “esprimere solidarietà a un territorio che tanto ha dato e sta dando per affrontare quella che non è più un’emergenza, ma un fenomeno epocale che segna le coscienze”. Parole tanto più importanti in quanto, mentre vengono pronunciate, volontari e uomini in divisa sono alle prese con il centesimo sbarco dall’inizio dell’operazione Mare Nostrum, destinata ad ammainare bandiera per lasciare spazio all’operazione Triton.

“I morti – aggiunge mons. Montenegro – ormai non si contano più, per evitare queste tragedie non basta l’impegno dell’Italia, ci vuole quello dell’Europa”. In attesa delle risposte di Bruxelles, la CEI ha invitato i parroci e gli operatori di Augusta, in prima linea accanto ai volontari, a esaminare e richiedere, proporre e criticare. I sacerdoti augustani affermano la necessità di “lasciarsi guidare da una lettura evangelica e non solo sociologica del fenomeno” e ribadiscono la richiesta, ai vescovi e alla Fondazione Migrantes in particolare, di “suscitare forze volontarie e gratuite che si pongano a servizio dei migranti, anche promuovendo collaborazioni internazionali tra le Diocesi”.

È la condizione dei tanti minori non accompagnati a preoccupare più di ogni altra. Gli ultimi 27, sbarcati mentre è in corso il convegno, vengono accompagnati nel plesso scolastico di via Dessiè, insieme ai 123 che già da tempo ci vivono. “Una struttura inadeguata – afferma padre Giuseppe Mazzotta, direttore dell’Ufficio Migrantes dell’Arcidiocesi di Siracusa – per certi versi ancora più del Palajonio. Resta pur sempre un Centro emergenziale dove i ragazzi dovrebbero soggiornare al massimo una settimana”. Invece le settimane in molti casi diventano mesi, in qualche caso invece i ragazzi riescono a sottrarsi alle maglie della sorveglianza e ad allontanarsi, non si sa bene verso quale destino. Intanto cresce, nel siracusano e non solo, la rete delle famiglie che decidono di accogliere in casa uno dei tanti minori non accompagnati giunti nelle nostre coste.
Spesso sono persone non iscritte nemmeno nei registri comunali delle persone affidatarie, ancora più spesso è gente che mai aveva immaginato di doversi misurare con la richiesta di accoglienza, fornita senza alcun sostegno da parte delle istituzioni civili, che pure sarebbero tenute per legge.    (Nino Arena - Migrantes Messina)