La notte del 26 febbraio di un anno fa un barcone con a bordo circa 180 migranti naufragò a poche centinaia di metri dalla costa di Steccato di Cutro, in Calabria. 94 i morti e tra questi 35 minori. 80 i sopravvissuti. Questa mattina, all’ora della tragedia una fiaccolata su quella spiaggia. Nei giorni scorsi una Via Crucis presieduta dall’arcivescovo di Crotone-Sabta Severina, mons. Raffaele Panzetta. Gli uffici della Migrantes e della Caritas della diocesi dal giorno del naufragio sono in prima linea per l’accoglienza e la collaborazione con le Istituzioni. “Non dobbiamo perdere la memoria di eventi che in qualche modo hanno cambiato la storia locale, ma anche quella di ciascuno di noi”, ha detto al Sir sr. Loredana Pisani, direttrice dell’Ufficio Migrantes: “Questo è un dramma che non ha fine. Tutto quello che si è fatto da un punto di vista socio politico non chiude l’emorragia di situazioni di questo tipo. Tutto è ancora abbastanza insufficiente”. La Migrantes e la Consulta delle aggregazioni laicali della diocesi stanno portando avanti un percorso formativo sui temi dell’immigrazione e dell’accoglienza. Giovedì prossimo sarà anche presentato il rapporto “Il Diritto d’Asilo” della Fondazione Migrantes: “Ci auguriamo – ha detto sr. Pisani – che questo percorso di studi sia realmente formativo per le nostre comunità parrocchiali, le quali in questo anno si sono sempre impegnate in un processo di accoglienza e di integrazione, come lo hanno manifestato nei giorni della strage. Un crocifisso dalle gambe mozzate fatto coi resti di un barcone è all’interno del Museo pitagorico, dove si tiene il convegno. È lì, solo. Quasi trascurato, mentre i familiari rendono le loro testimonianze. Ma è un segno silenzioso. Anche quello dice l’impegno della Chiesa locale: ‘Creare percorsi di speranza’”. (R.I.)