FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Dall’emergenza sbarchi al dramma delle serre

(6 ottobre 2014) - L’impegno di Medici senza frontiere nel ragusano
6 Ottobre 2014
(6 ottobre 2014) - Medici senza frontiere è in Italia dalla fine degli anni ’90 quando i vertici dell’organizzazione si sono resi conto che le stesse persone che curavano e assistevano a migliaia di chilometri di distanza si trovavano anche in Italia o in Europa, spesso in condizioni di precarietà e bisogno. Per questo, dal 1999, Medici Senza Frontiere - Missione Italia ha fornito assistenza sanitaria agli stranieri regolari e irregolari che si trovavano nel nostro paese, con l’obiettivo di garantire l’accesso alle cure e assistere coloro che sbarcavano sulle nostre coste. Nell’ultimo triennio la presenza di MSF ha riguardato anche la Sicilia, con interventi di supporto tecnico in ambito sanitario ai centri di identificazione ed espulsione (CIE) e, a partire da giugno 2013, anche ai centri di accoglienza per i richiedenti asilo (CARA), oltre che al centro di primo soccorso ed accoglienza (CPSA) di Lampedusa, per l’identificazione e la prevenzione delle malattie infettive, come ad esempio la tubercolosi, che è importante individuare molto presto e che, invece, sono scarsamente diagnosticate e curate tra i migranti, nonostante l’esistenza di protocolli nazionali. MSF ha acquisito, inoltre, un’enorme esperienza nella diagnosi e nel trattamento delle malattie dimenticate, tropicali e infettive, grazie ai progetti in tutto il mondo, e condivide questo sapere, la competenza medica e l’esperienza operativa, dai paesi d’origine dei migranti (come Somalia, Afghanistan, Libia o Siria) e dai paesi di transito (come Italia, Grecia e Turchia).
La missione di MSF in questi ultimi tempi è concentrata su alcuni dei gruppi più vulnerabili. In particolare, garantisce la propria assistenza medica ai migranti e ai richiedenti asilo in occasione degli sbarci, nei centri di prima e seconda accoglienza. In questo ambito, MSF opera in Provincia di Ragusa da Ottobre 2013.
La coordinatrice di Medici Senza Frontiere a Ragusa è Chiara Montaldo, che ci racconta i vari fronti su cui è impegnata l’organizzazione sul territorio: “il nostro compito è diversificato, perché collaboriamo con l’ASP di Ragusa per il supporto sanitario dei migranti in occasione degli sbarchi di Pozzallo e nei centri di prima e seconda accoglienza della provincia, ma collaboriamo anche con i dipartimenti di Salute Mentale dell’ASP di Ragusa, integrando, con la nostra azione, quelle delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale e di altre Associazioni presenti sul territorio, per la realizzazione di servizi rivolti in particolare a richiedenti protezione internazionale con vulnerabilità riconducibili alla sfera della salute mentale. Ma non interveniamo solo per l’emergenza degli sbarchi. Siamo stati per circa un anno un supporto anche per gli ambulatori STP/ENI dell’ASP di Ragusa e stiamo attualmente conducendo un valutazione dei bisogni sanitari dei lavoratori agricoli delle serre”.
Un lavoro a così ampio raggio necessita sicuramente di una stretta collaborazione tra attori istituzionali e del terzo settore.
“Le attività nella Provincia di Ragusa – conferma Chiara Montaldo – sono state facilitate da una buona collaborazione con le istituzioni, in particolare dall’apertura della Prefettura, che ha spesso avuto un ruolo di coordinatrice e promotrice degli interventi. Il territorio di Ragusa si caratterizza per ospitare diversi step dell’accoglienza dei migranti, dallo sbarco, alla prima, alla seconda accoglienza, fino ad ospitare stranieri che si stabiliscono in modo stanziale. Questa molteplicità di fasi della migrazione, di nazionalità e di culture rende molto complessa una corretta gestione del fenomeno. Anche la molteplicità di attori coinvolti, se da un lato rappresenta una ricchezza, dall’altro necessita di un coordinamento e una collaborazione non sempre facilmente raggiungibili.  Ci siamo trovati di fronte a due mondi, quello dei profughi, dei richiedenti asilo, che si trovano a transitare attraverso la Sicilia per periodi mediamente brevi e quello degli stranieri stanziali, lavoratori delle serre.
I primi ci mettono di fronte agli occhi le tragedie che avvengono nei paesi di provenienza, le brutalità di un viaggio obbligato, il rischio di vita, le violenze subite e tante volte evidenziano l’inadeguatezza del nostro sistema di accoglienza. Il secondo rimane un mondo difficilmente accessibile, silenzioso, talvolta muto. Presenze quasi nascoste che lavorano spesso in condizioni inaccettabili senza poter usufruire dei loro diritti alla salute. Presenza di cui cerchiamo, tra mille difficoltà, di ascoltare la flebile voce”.
 (Vincenzo La Monica - Migrantes Ragusa)