FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Dall’inferno della Nigeria all’amore di una famiglia

(25 febbraio 2015) - Un viaggio quello della piccola Glory iniziato per allontanarsi da una realtà di guerra e terrore
25 Febbraio 2015
(25 febbraio 2015) - I segni delle violenze e delle torture subite non sono visibili ad “occhio nudo”, perché le vere cicatrici sono nascoste tra le pieghe del cuore e delle mente. La piccola Glory proviene da un paese, la Nigeria, in cui bambine ed adolescenti vengono “sacrificate” in nome di una battaglia politico-religiosa che ogni giorno miete decine di vittime. Il gruppo militante islamista “Boko Haram”, infatti, sta utilizzando quasi esclusivamente donne come attentatrici suicide, una tattica che distingue questa organizzazione da ogni altro gruppo estremista.
Come spiegato da Elizabeth Pearson, un’esperta presso il Nigeria Security Network, l’attentato al mercato di Maiduguri, a gennaio, è stato solo un esempio di come Boko Haram stia utilizzando donne, ma soprattutto,  bambine, per compiere degli attacchi. Nel 2014, l'85% di tutti gli attentatori suicidi di sesso femminile ha agito in Nigeria: solo dallo scorso giugno, 20 donne hanno preso parte a 16 attacchi suicidi.
Un’immagine di inumana crudeltà che potrebbe anche stare alla base del lungo viaggio affrontato da Glory e conclusosi lo scorso 26 dicembre con lo sbarco al porto di Messina. Un viaggio iniziato per allontanarsi da una realtà di guerra e terrore, ma purtroppo costellato da altrettanta paura e violenza. Come quella, fisica, subita e confessata dalla piccola nigeriana, oggi fortunatamente protetta in una comunità e a breve accolta dal calore della famiglia. Non è stato semplice per Glory riuscire ad aprire una piccola parte del suo cuore a coloro che, immediatamente, sono riusciti ad intercettarne i bisogni, cercando di lenire il più possibile il dolore dipinto nei suoi profondi occhi di bambina innaturalmente costretta a diventare adulta.
La permanenza al centro Ahmed, seppure breve e seppur frutto di un errore burocratico che ne ha rallentato l’immediato trasferimento in una comunità femminile, ha consentito alla piccola nigeriana di imboccare finalmente la strada giusta, ma soprattutto l’ha aiutata a conoscere e scoprire amore, fiducia ed affetto.
L’assistenza e il supporto psicologico fornito nella struttura di prima accoglienza di Messina, hanno fatto sì che la piccola Glory non sia rientrata nella schiera di quei minori stranieri non accompagnati che,  in mancanza di un adeguato sostegno e tutela giuridica, finiscono per allontanarsi dalle strutture in cui vengono accolti. Secondo gli ultimi dati disponibili, al momento risultano irreperibili il 23,1% dei Misna registrati al loro arrivo in Italia, percentuale che sale al 25,4% quando si parla delle ragazze. In particolate, dei 9.337 minori segnalati nel nostro Paese, 693 sono bambine e ragazze, 176 delle quali sono scomparse e non possono più essere protette da abusi, violenze e sfruttamento.
(Elena De Pasquale - Migrantes Messina)