(28 febbraio 2017) - Disabilità e migrazione si incontrano e confrontano attraverso una prospettiva diretta, semplice e piena di scoperte in 'I migrati', il documentario di Francesco Paolucci in onda come speciale di Tg2 Dossier sabato alle 23.50 su Raidue e domenica alle 19.05 su Tv2000. Protagonisti quattro disabili della 'Comunità XXIV luglio-handicappati e non', l'associazione di volontariato dell'Aquila dove è nato il progetto. Benito Marinucci, Barbara Fontanazza, Gianluca Corsi e Giovanni Diletti si sono improvvisati giornalisti, con tanto di telecamera, macchina fotografica e taccuino, insieme a ragazzi volontari videomaker, e hanno girato su un pulmino per i paesi dell'Appennino che accolgono i migranti. Il risultato è un racconto senza pregiudizi, filtri ideologici o buonismo. "Appena abbiamo visto questo documentario ce ne siamo innamorati - ha spiegato Ida Colucci, direttore del Tg2 - racconta in modo semplice delle cose difficili nella realtà, come incontrarsi, accogliere, comprendere e non respingere, il fenomeno dell'immigrazione". Lidea del film non fiction, è nata quando linviato del Tg2 Angelo Figorilli, è andato ospite della Comunità XXIV Luglio per tenere agli ospiti un corso di giornalismo. LAssociazione si occupa di assistenza, ricreazione e formazione diurna, e mai ci saremmo aspettati di arrivare con uno dei nostri progetti anche a Viale Mazzini spiega il presidente Gaspare Ferella -. E la dimostrazione di come due fragilità messe insieme possono diventare una forza. Un confronto fatto anche attraverso una nota di humour, del superamento della difficoltà a comunicare, attraverso la cucina, le esperienze e le azioni comuni, i racconti raccolti, le domande schiette, da quelle sulle difficoltà del viaggio alla fede. Abbiamo imparato a fare i giornalisti dice Benito nel film a fare molte domande, a parlare con le persone e ascoltare le loro storie, Abbiamo una certezza. Bisogna continuare a fare domande. E Gianluca, spiega che abbiamo parlato con gente che scappa dalla guerra e ora vive in mezzo a noi. La cosa che mi è piaciuta di più è capire come affrontano qui la nostra vita (fonte ANSA)