I sacerdoti impegnati nella cura pastorale delle comunità africane francofone in Italia, si sono incontrati sabato a Bologna, insieme ad alcuni rappresentanti delle comunità. L’incontro che ha avuto il suo culmine con la Messa presieduta dall’arcivescovo e presidente della Cei, il card. Metteo Zuppi è stata anche l’occasione per ufficializzare la nomina di don Louis Gabriel Tsamba, come coordinatore nazionale delle comunità africane francofone in Italia, succedendo in questo incarico a don Mathieu Malick Faye.
Originario del Gabon, don Louis Gabriel è attualmente cappellano della comunità francofona di Bologna, che ha sede presso la Parrocchia di Sant’Antonio di Savena. Don Mathieu Malick è originario del Senegal e ha svolto questo servizio dal 2014. Attualmente è direttore della Migrantes diocesana di Rimini. Era presente alla celebrazione anche l’ambasciatore del Gabon presso la Santa Sede. «Coordinare – dice don Gabriel – significa incoraggiare, significa prima di tutto amare, significa visitare come Maria: parlare quando si deve parlare, rimproverare quando necessario, ma lavorare nella vigna del Signore».
Sono numerosi in Italia i sacerdoti impegnati nella pastorale migratoria, per accompagnare e sostenere il cammino di fede degli immigrati cattolici, per le 18 nazionalità attualmente presenti in Italia e organizzate nel territorio. Spesso i sacerdoti sono incaricati di seguire spiritualmente fedeli in più diocesi di una stessa regione.
Il coordinatore nazionale, nominato dalla Presidenza della CEI su proposta dei vescovi di origine, ha il compito di favorire la comunione dei sacerdoti e delle comunità immigrate tra di loro, con le Chiese di origine e con le diocesi italiane delle quali ora fanno parte. In alcuni casi sono anche sacerdoti italiani, soprattutto tra quelli che sono rientrati dopo un servizio missionario all’estero, a occuparsi della pastorale dei migranti. «È un grande lavoro – dice il car. Zuppi – perché è il lavoro di farci sentire “fratelli tutti”, di farci vivere anche questa esperienza di comunione. È una comunione tra le comunità francofone, ma anche tra le comunità francofone e le Chiese in Italia».
La sfida è quella di aiutare gli immigrati a mantenere viva la loro fede anche nel paese che li accoglie, ma anche quella reciproca di arricchire le Chiese locali italiane con la ricchezza culturale e spirituale di queste comunità. È anche attraverso le lingue, i riti e le culture di questi gruppi che le nostre chiese locali oggi possono mostrare visibilmente il volto del loro essere “cattoliche”.
Le soluzioni pastorali per l’accompagnamento spirituale degli immigrati sono molto diversificate: in alcuni casi i gruppi di immigrati sono ospitati in parrocchie territoriali delle diocesi; in altri casi – soprattutto dove sono più numerosi – costituiscono vere e proprie comunità. Più raramente formano vere e proprie parrocchie, soprattutto nel caso dei fedeli cattolici di rito orientale. In ogni caso è importante che, tra i tanti problemi che le famiglie immigrate incontrano nella loro vita, sia agevolato il loro cammino di fede. «Migrantes è una grande, importantissima pastorale della Chiesa italiana – ha detto il card. Zuppi – anche in questo cammino sinodale, ci ha aiutato e continuerà ad aiutarci tanto perché la presenza di nostri fratelli che vengono da tante parti del mondo – oggi parliamo di quelli africani – è una grande ricchezza, ci fa sentire non solo l’accoglienza, ma qualcosa di più: il pensarci insieme. È il nostro futuro».
(don Andrea Caniato)