FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Giornata Nazionale del Sacrificio e del Lavoro Italiano nel Mondo

(7 agosto 2015) - Un incendio che, sviluppatosi vicino al condotto dell'aria principale, riempì di fumo tutto il pozzo minerario, provocando la morte di 262, in gran parte emigranti italiani. L'incidente è terzo per maggior numero di vittime tra gli italiani all'estero, dopo Monongah e Dawson
7 Agosto 2015
(7 agosto 2015) - La giornata dell'8 agosto, istituita nel 2001, è dedicata al "Sacrificio  del Lavoro Italiano nel Mondo” quale ricorrenza della sciagura mineraria  “Bois du Cazier” di Marcinelle, una cittadina mineraria della Vallonia (Belgio) dove l’8 agosto del 1956 morirono 262 minatori, provenienti da 12 diversi paesi, 136 dei quali italiani. Un incendio scoppiato in uno dei pozzi della miniera di carbon fossile del Bois du Cazier provocò un disastro che segnò per sempre la storia dell’emigrazione italiana. La tragedia, con il suo dolore, permise tuttavia di far luce sulle deplorevoli condizioni di lavoro nelle miniere, contribuendo finalmente all’introduzione delle maschere antigas.
In molte parti d’Italia e all’estero in questa data si intraprendono iniziative atte a celebrare il ricordo del sacrificio del lavoro italiano all’estero e per valorizzare il contributo sociale da essi apportato con il loro quotidiano impegno.
Una campana suonerà ogni 8 agosto alle 8,10 al Bois du Cazier in cui si scatenò l’incendio. 262 rintocchi battuti per i minatori morti a Marcinelle e altri 10 per i caduti in tutte le miniere del mondo. Infine, suonerà a distesa in omaggio alle vedove e agli orfani e per richiamare a raccolta la gente per ricordare cosa accadde in quel luogo. La campana porta il nome assai significativo di “Maria Mater Orphanorum”.
Non è una ricorrenza, per non dimenticare, ma rappresenta un valore inestimabile da trasmettere alle nuove generazioni perchè il sacrificio dei nostri emigranti in termini di disumano lavoro, frustrazioni e umiliazioni, possa far crescere la consapevolezza del rispetto dei diritti verso le nuove generazioni di immigrati nel nostro paese. Un editoriale del “Corriere della Sera” del 9 agosto 1956, titolava: “L’Italia può esportare dei lavoratori, ma non degli schiavi”: un titolo significativo che pone una riflessione sulla nostra attualità a distanza di 59 anni. Molte cose per la tutela del lavoratore sono cambiate da allora, grazie all’impegno di diversi attori, classe politica, sindacale, chiesa, ma ciò che conta è la centralità della persona e il suo lavoro che va difeso contro ogni forma di precarietà che mina la dignità dell’uomo.
Quest'anno la ricorrenza è associata ad un altro terribile evento, quello di Mattmark, dove il 31 agosto di cinquant'anni fa scomparvero sotto una montagna di ghiaccio e di fango 88 lavoratori e tecnici, di cui 56 italiani.
Eventi che richiamano simbolicamente le tante tragedie di lavoro che si sono susseguite in un secolo e mezzo di emigrazione e che hanno mietuto centinaia di migliaia di vittime e provocato milioni di inabili. Ricordiamo questi dolorosi aspetti degli espatri degli italiani mentre si susseguono senza pausa le tragedie degli attraversamenti di mare e dei passaggi di frontiera di altre centinaia di migliaia di migranti in fuga dalla guerra e dalla fame, anche in questo caso semplici avanguardie dei milioni di migranti che, a ritmi crescenti, si muovono ogni anno tra le diverse aree del mondo.
 

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