Domenica 24 settembre si celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. In Italia le celebrazioni principali si svolgeranno nella regione Ecclesiastica dell’Emilia Romagna. L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Migrantes, in collaborazione con la Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna e con gli uffici diocesani Migrantes.
Il programma prevede, come momento centrale, una solenne liturgia eucaristica a Piacenza, nel Duomo dedicato a Santa Maria Assunta e Santa Giustina, presieduta dal vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Adriano Cevolotto. Concelebreranno con lui i vescovi della regione, i direttori diocesani e il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo. La Santa Messa sarà trasmessa in diretta su Rai Uno. La Giornata sarà preceduta da un incontro mercoledì 20 settembre nella Sala degli Arazzi al Collegio Alberoni di Piacenza. Durante questo evento, si farà memoria della tragedia del mare del 2 luglio 1940, quando la nave inglese Arandora Star, carica di deportati tra cui molti emigrati originari dell’Appennino parmense e piacentino, venne silurata da un sommergibile tedesco. Il vescovo mons. Adriano Cevolotto insieme alle principali autorità cittadine, si metterà in dialogo per ricordare le vittime e rinnovare l’importanza di non dimenticare le lezioni apprese dalla storia. Sabato 23 settembre alle 20.30 si terrà in preparazione, alla Giornata, una veglia di preghiera nella Casa madre degli Scalabriniani. Il direttore Migrantes della diocesi di Piacenza-Bobbio, p. mario Toffari, sottolinea come la scelta di Piacenza per la Giornata sia molto significativa, in quanto la città, che ha avuto come vescovo Scalabrini, ha “una lunga storia di emigrazione e porta con sé tutta la drammaticità della prima migrazione emiliana”: I piacentini di allora dicevano al loro Vescovo: “o emigrare o rubare”, ricorda p. Toffari: “l’espressione fa emergere un quadro variegato di un fenomeno, che a fine ‘800 e nella prima metà del ‘900 registrò flussi imponenti di emigrazione, soprattutto dalle aree marginali della montagna piacentina, portando tantissime persone verso Londra, Parigi, New York, Buenos Aires, dove rimangono aggregazioni vivaci e ancora legate alle terre di origine”. (Raffaele Iaria)