Vola alto quest’anno papa Francesco nel suo Messaggio per la 108a Giornata Mondiale del Migranyte e del Rifugiato Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati, questo è il titolo, non è soltanto un richiamo ad essere attenti agli altri, a provare misericordia per chi soffre, a chiedere un mondo più inclusivo. Qui papa Francesco osa sognare e chiama tutti noi ad osare questo sogno. E lo fa parafrasando le parole del profeta Isaia che nel capitolo 60 immagina la città del futuro, quella Nuova Gerusalemme che, come viene ricordato nell’Apocalisse, sarà «dimora di Dio con gli uomini».
Certo la storia, con tutti i drammi quotidiani che ci offre, ci ricorda come la realizzazione si questa meta, che è in fondo il punto di arrivo della nostra vita, sia ancora lontana.
Durante il suo viaggio in Kazakistan, il Papa aveva avuto modo di evidenziare come uno dei grandi problemi che ci sfidano è quello dell’accoglienza fraterna.
«Mai come ora – ha affermato il Pontefice – assistiamo a grandi spostamenti di popolazioni, causati da guerre, povertà, cambiamenti climatici, dalla ricerca di un benessere che il mondo globalizzato permette di conoscere, ma a cui è spesso difficile accedere. Non è un dato di cronaca, è un fatto storico che richiede soluzioni condivise e lungimiranti. Riscopriamo l’arte dell’ospitalità, dell’accoglienza, della compassione…»
Situazioni difficili dicevamo, ma non per questo dobbiamo perderci d’animo. Anzi proprio facendo tesoro di quanto appreso dai più recenti drammi, dobbiamo impegnarci per costruire un mondo dove tutti possano vivere in pace e dignità.
Già, ma quali caratteristiche dovrà avere questo Mondo nuovo?
Giustizia
Sarà il primo elemento costitutivo del Regno di Dio. Sarà la realizzazione di quell’ordine divino, dove tutto il creato tornerà ad essere “cosa buona” e l’umanità “cosa molto buona”. Ma perché regni questa meravigliosa armonia, bisogna che siano eliminate le disuguaglianze e le discriminazioni del mondo presente.
Inclusione
Nessuno dev’essere escluso. Il progetto di Dio è essenzialmente inclusivo e mette al centro gli abitanti delle periferie esistenziali. Tra questi ci sono molti migranti e rifugiati, sfollati e vittime della tratta. La costruzione del Regno di Dio è con loro, perché senza di loro non sarebbe il Regno che Dio vuole. L’inclusione delle persone più vulnerabili è condizione necessaria per ottenervi piena cittadinanza.
Lavoro
Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al processo di costruzione. Nella visione profetica di Isaia, gli stranieri non figurano come invasori e distruttori, ma come lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti.
Ricchezza
Nella medesima profezia l’arrivo degli stranieri è presentato come fonte di arricchimento: «Le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli». In effetti, la storia ci insegna che il contributo dei migranti e dei rifugiati è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E lo è anche oggi. Il loro lavoro, la loro capacità di sacrificio, la loro giovinezza e il loro entusiasmo arricchiscono le comunità che li accolgono. Tuttavia questo contributo potrebbe essere molto maggiore se valorizzato e sostenuto attraverso programmi mirati.
Porte aperte
Gli abitanti della nuova Gerusalemme – profetizza ancora Isaia – mantengono sempre spalancate le porte della città, perché possano entrare i forestieri con i loro doni. La presenza di migranti e rifugiati rappresenta una grande sfida, ma anche un’opportunità di crescita culturale e spirituale per tutti. Possiamo maturare in umanità e costruire insieme un “noi” più grande, si confrontano visioni e tradizioni diverse, si scoprono le ricchezze contenute in religioni e spiritualità a noi sconosciute, e questo ci stimola ad approfondire le nostre proprie convinzioni.
Il tempio del Signore più bello
Nella Gerusalemme delle genti il tempio del Signore è reso più bello dalle offerte che giungono da terre straniere. In questa prospettiva, l’arrivo di migranti e rifugiati cattolici offre energia nuova alla vita ecclesiale delle comunità che li accolgono. Essi sono spesso portatori di dinamiche rivitalizzanti e animatori di celebrazioni vibranti. La condivisione di espressioni di fede e devozioni diverse rappresenta un’occasione privilegiata per vivere più pienamente la cattolicità del Popolo di Dio.
Il futuro comincia oggi e comincia da ciascuno di noi
Con queste parole si conclude l’esortazione del Papa, nella convinzione che non possiamo lasciare alle prossime generazioni decisioni che dobbiamo prendere adesso. (a cura dell’Ufficio Migrantes di Crema)
A livello diocesano abbiamo raccolto l’esortazione del Papa mettendo in programma due iniziative:
La prima è una celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo mons. Daniele Gianotti – domenica 25 alle 18.30 in Cattedrale – a cui sono invitate le comunità etniche. Sarà una Messa “internazionale” in cui letture, canti, intenzioni… verranno pronunciate in più lingue. Un’attenzione particolare, anche nella preghiera, sarà per i fedeli Ucraini e per il difficile momento che sta vivendo il loro Paese.
La seconda sarà un convegno organizzato dagli Uffici Migrantes della Lombardia che si svolgerà il 15 ottobre presso l’Auditorium Manenti (chiesa di San Bernardino dentro le mura) dal titolo "DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE: CONFERME O RIVOLUZIONI? La sfida aperta delle cosiddette “seconde generazioni”.