FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il Papa al Centro Astalli di Roma

(11 settembre 2013) - Il desiderio del Papa di visitare un luogo, una casa in cui l’accoglienza, l’accompagnamento, la tutela dei rifugiati e richiedenti asilo è segno di una Chiesa prossima agli ultimi
11 Settembre 2013
(11 settembre 2013) - Ieri, 10 settembre 2013,  Papa Francesco ha fatto visita al  Centro Astalli (JRS - Servizi dei gesuiti per i rifugiati in Italia),  che da oltre trent’anni è impegnato in numerose attività e servizi che hanno l’obiettivo di accompagnare, servire e difendere i diritti di chi arriva in Italia in fuga da guerre e violenze, non di rado anche dalla tortura. Il Centro Astalli si impegna inoltre a far conoscere all’opinione pubblica chi sono i rifugiati, la loro storia e i motivi che li hanno portati fin qui. Per la Migrantes ha partecipato il Direttore generale Mons. Gian Carlo Perego accompagnato dal Direttore regionale Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo.

Il Pontefice è giunto alla mensa del Centro Astalli nell'orario in cui ogni giorno una fila di 400 richiedenti asilo e rifugiati aspetta di poter consumare un pasto caldo. E' entrato a salutare i rifugiati e si è intrattenuto con loro.
Al termine della sua visita alla mensa, il Santo Padre si è recato nella Chiesa del Gesù, luogo fortemente simbolico e significativo, perché lì si trova la tomba di Padre Pedro Arrupe, fondatore del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati.
E' stato accolto dai tanti rifugiati che vivono nei 4 centri d'accoglienza, gli studenti della scuola di italiano, gli utenti del centro d'ascolto, dell'ambulatorio e i volontari del Centro Astalli. 
 

 

 

 
Migrantes: "servire, accompagnare e difendere i rifugiati sono gli impegni della pastorale migratoria"   
 
"L'incontro  del Papa con i volontari e i giovani del Centro Astalli è stata una bella festa di famiglia, piena di calore e di colori, ma dove anche si respirava la storia di tante sofferenze, che Carolin, l'insegnante siriana  e Adam, il giovane del Darfur, hanno interpretato e raccontato a Papa Francesco a nome di tutti i rifugiati, commenta  Mons. Giancarlo Perego, Direttore generale Migrantes che  ha partecipato all'incontro con Papa Francesco. 
Leggendo l'accoglienza dei rifugiati come un " segno dei tempi"    secondo l'intuizione di Padre Arrupe, fondatore nel 1981 del Servizio dei gesuiti per i rifugiati,  il Papa ha invitato le comunità cristiane a servire, accompagnare, difendere i rifugiati e i richiedenti  asilo, invitando a fare un esame di coscienza sullo stile delle nostre comunità e delle nostre città. Una provocazione forte al nostro stile di vita comunitario, spesso ancora attraversato da paura e indifferenza nei confronti dei migranti, incapace di vivere la fraternità. Un discorso, quello del Papa, che insieme al discorso a Lampedusa, traccia alcune linee importante per la pastorale dei migranti e dei rifugiati", conclude Mons. Perego.
 
 
Un segno e una denuncia nello spirito della scelta preferenziale per i poveri
Giancarlo Perego
Direttore generale Migrantes
(10 settembre 2013)
 
Dopo la visita a Lampedusa, anche la visita privata di Papa Francesco al Centro Astalli di Roma rinnova la testimonianza di un’attenzione particolare del Santo Padre a un mondo di poveri, quali sono i rifugiati e richiedenti asilo oggi. E’un incontro in famiglia, in un luogo nato dalla scelta preferenziale per i poveri, inaugurata da Padre Pedro Arrupe (1907-1991) dopo il Concilio Vaticano II e segno dell’impegno dei gesuiti per la giustizia e per l’educazione dei giovani a una società interculturale. Come ricordava Papa Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est, il nostro prossimo non è solo vicino, ma anche lontano: tra le persone in fuga da 22 guerre in atto, tra il milione di rifugiati della nuova guerra in Siria e tra coloro che oggi fuggono dalla guerra civile in Egitto. Il Papa desidera visitare un luogo, una casa in cui l’accoglienza, l’accompagnamento, la tutela dei rifugiati e richiedenti asilo è segno di una Chiesa prossima agli ultimi. Una visita che è anche una denuncia, cioè un atto d’amore verso quaranta milioni di persone che oggi sono in cammino non certo per una scelta libera, ma subita: a causa di guerre, disastri ambientali, persecuzioni politiche e religiose. La visita, infine,  si inserisce in quella recezione del cammino conciliare, che insieme alla riforma della liturgia e della catechesi chiede anche una riforma della carità cristiana: superando assistenzialismo e particolarismo, vincendo la facile indifferenza, allargando il senso della cittadinanza, guardando all’Europa e al mondo, per una nuova evangelizzazione mai disgiunta da una testimonianza della carità. Lampedusa e Roma: periferia e centro si ritrovano uniti nell’indicare un progetto e un percorso nuovo, perché nessuno sia escluso dalla città e dalla Chiesa, e perché non manchi una particolare e preferenziale attenzione a chi è povero, solo, senza una casa, lontano dalla propria terra.