Migrantes: "servire, accompagnare e difendere i rifugiati sono gli impegni della pastorale migratoria"
"L'incontro del Papa con i volontari e i giovani del Centro Astalli è stata una bella festa di famiglia, piena di calore e di colori, ma dove anche si respirava la storia di tante sofferenze, che Carolin, l'insegnante siriana e Adam, il giovane del Darfur, hanno interpretato e raccontato a Papa Francesco a nome di tutti i rifugiati, commenta Mons. Giancarlo Perego, Direttore generale Migrantes che ha partecipato all'incontro con Papa Francesco.
Leggendo l'accoglienza dei rifugiati come un " segno dei tempi" secondo l'intuizione di Padre Arrupe, fondatore nel 1981 del Servizio dei gesuiti per i rifugiati, il Papa ha invitato le comunità cristiane a servire, accompagnare, difendere i rifugiati e i richiedenti asilo, invitando a fare un esame di coscienza sullo stile delle nostre comunità e delle nostre città. Una provocazione forte al nostro stile di vita comunitario, spesso ancora attraversato da paura e indifferenza nei confronti dei migranti, incapace di vivere la fraternità. Un discorso, quello del Papa, che insieme al discorso a Lampedusa, traccia alcune linee importante per la pastorale dei migranti e dei rifugiati", conclude Mons. Perego.
Un segno e una denuncia nello spirito della scelta preferenziale per i poveri
Giancarlo Perego
Direttore generale Migrantes
(10 settembre 2013)
Dopo la visita a Lampedusa, anche la visita privata di Papa Francesco al Centro Astalli di Roma rinnova la testimonianza di unattenzione particolare del Santo Padre a un mondo di poveri, quali sono i rifugiati e richiedenti asilo oggi. Eun incontro in famiglia, in un luogo nato dalla scelta preferenziale per i poveri, inaugurata da Padre Pedro Arrupe (1907-1991) dopo il Concilio Vaticano II e segno dellimpegno dei gesuiti per la giustizia e per leducazione dei giovani a una società interculturale. Come ricordava Papa Benedetto XVI nellenciclica Deus caritas est, il nostro prossimo non è solo vicino, ma anche lontano: tra le persone in fuga da 22 guerre in atto, tra il milione di rifugiati della nuova guerra in Siria e tra coloro che oggi fuggono dalla guerra civile in Egitto. Il Papa desidera visitare un luogo, una casa in cui laccoglienza, laccompagnamento, la tutela dei rifugiati e richiedenti asilo è segno di una Chiesa prossima agli ultimi. Una visita che è anche una denuncia, cioè un atto damore verso quaranta milioni di persone che oggi sono in cammino non certo per una scelta libera, ma subita: a causa di guerre, disastri ambientali, persecuzioni politiche e religiose. La visita, infine, si inserisce in quella recezione del cammino conciliare, che insieme alla riforma della liturgia e della catechesi chiede anche una riforma della carità cristiana: superando assistenzialismo e particolarismo, vincendo la facile indifferenza, allargando il senso della cittadinanza, guardando allEuropa e al mondo, per una nuova evangelizzazione mai disgiunta da una testimonianza della carità. Lampedusa e Roma: periferia e centro si ritrovano uniti nellindicare un progetto e un percorso nuovo, perché nessuno sia escluso dalla città e dalla Chiesa, e perché non manchi una particolare e preferenziale attenzione a chi è povero, solo, senza una casa, lontano dalla propria terra.