(22 settembre 2014) - Ahmed, Assenza, Buduru, Cangollari, Cascone, El Barbir, Emmolo... Lappello del primo giorno di scuola nel Plesso Ecce Homo dellIstituto VannAntò di Ragusa suona più o meno così. Cognomi stranieri ed italiani che si alternano ormai da quasi 20 anni nel cuore della città, nel suo centro storico, nella scuola più antica e più multietnica di Ragusa, dove la percentuale di alunni stranieri supera in alcune sezioni il 40% e dove si riescono a contare anche 10 nazionalità diverse in ununica classe.
Il Plesso Ecce Homo è sicuramente la vittima più illustre di politiche urbanistiche e sociali scellerate, che hanno portato al lento svuotarsi del centro storico di Ragusa da parte di italiani, attratti dalle uniformi villette della periferia e rimpiazzati da stranieri disponibili a vivere in case malmesse ed antiche, ma dal prezzo accessibile. Probabilmente, tuttavia, ne è anche il simbolo principale del riscatto grazie ad una didattica allavanguardia. Come spiega il dirigente scolastico Rosario Pitrolo in una scuola come la nostra il bisogno formativo che emerge è certamente collegato allintegrazione delle diversità, alla conoscenza delle identità culturali e alla promozione della comunione sociale ispirata ai valori del rispetto, della tolleranza, della cooperazione, per costruire una società dialogica e accogliente.
E anche i ragusani, dopo anni di etichettature, sembra che se ne stiano accorgendo, se è vero che da un paio di anni risultano in crescita le iscrizioni di alunni italiani.
La frontiera di questo laboratorio di convivenza è sicuramente la scuola dellinfanzia, dove operano insegnanti che si sono inventate un metodo per far convivere tante diversità. Le azioni interculturali sono coordinate dallinsegnante Ivana Blundo: mentre tutte le altre scuole scrivono progetti specificatamente interculturali dichiara noi usiamo lintercultura come sfondo per qualsiasi attività. Le nostre attività sulla decostruzione dei condizionamenti della TV e della pubblicità, per esempio, presuppongono anche lo smontaggio di stereotipi e pregiudizi più ad ampio raggio. Per questo abbiamo scelto una didattica di coinvolgimento delle famiglie, dove lapertura nei confronti del contesto si sposa con lapertura allinterno delle classi: le maestre e gli alunni non stanno chiusi in sezione, ma si scambiano e si incontrano, perché la destrutturazione degli spazi coincide con la destrutturazione mentale. In questo modo agiamo contemporaneamente su nuclei familiari di italiani e di stranieri, dando loro il modo di incontrarsi e conoscersi.
Il percorso non è stato certamente facile: innanzitutto cè lostacolo della lingua continua Ivana Blundo poi ci sono i pregiudizi, che abbiamo anche noi insegnanti e che abbiamo abbattuto dopo anni di lavoro insieme. Le difficoltà più grandi, però, le abbiamo avute nel fare accettare agli italiani che non cera nulla da temere dalla presenza di stranieri in classe, che la didattica va avanti e che la diversità è una marcia in più. Oggi i genitori sanno di questo valore aggiunto della nostra scuola e scelgono di iscrivere i loro figli al Plesso Ecce Homo.
(Vincenzo La Monica - Migrantes Ragusa)