FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

In Sicilia, stretta sull’accoglienza dei migranti

(18 novembre 2015) - Le associazioni denunciano prassi illegittime nei centri di accoglienza, da Lampedusa a Pozzallo si segnalano procedure sommarie e discriminanti per i richiedenti asilo
18 Novembre 2015
(18 novembre 2015) - Espulsioni collettive, respingimenti differiti, procedure d’asilo sommarie e discriminanti. Le più recenti prassi adottate dalle autorità italiane evidenziano un certo irrigidimento dei criteri di interpretazione delle norme vigenti in materia di asilo. Da più parti si levano voci di protesta per le politiche governative, ritenute illegittime e incompatibili con i diritti umani degli stranieri. Associazioni di volontariato, Ong e giuristi fanno sentire la propria voce per chiedere il rispetto dei diritti dei migranti, specie delle categorie più vulnerabili, e comportamenti in linea con la dignità delle persone che fuggono da guerre e persecuzioni.
Medici senza Frontiere denuncia l’emissione di provvedimenti di espulsione per oltre un centinaio di migranti accolti nel centro di primo soccorso e accoglienza (Cpsa) di Pozzallo dopo essere stati soccorsi in mare. Tra i destinatari dei decreti anche donne, alcune delle quali incinte, minori e persone passate attraverso viaggi durissimi, bisognosi di cure mediche. L’organizzazione internazionale, che offre assistenza medica e psicologica all’interno del centro pozzallese e in altre strutture presenti nel Ragusano, esprime preoccupazione per il “cambiamento improvviso nelle procedure di identificazione, caratterizzate da una sistematica attuazione di espulsioni dal centro di Pozzallo”, con l’intimazione di lasciare in breve tempo la struttura.
Spostandosi ad Agrigento la musica non cambia. L’associazione Borderline Sicilia denuncia come, nelle scorse settimane, decine di richiedenti asilo si siano viste notificare dalla Prefettura di Agrigento, assieme al rigetto della domanda di protezione internazionale, anche un decreto di espulsione dal territorio italiano, ancora prima della scadenza dei termini per impugnare il diniego, così “negando a decine di persone il diritto ad una difesa effettiva, lasciandoli da un giorno all’altro senza un posto in cui vivere, né soldi in tasca”. Si tratta – accusa l’associazione - di un “escamotage, da un lato, per avere immediatamente disponibili posti in accoglienza, dall’altro per mantenere gli standard di efficienza che l’Europa ci impone in termini di numeri e non di diritti, anche a costo di gravissime violazioni di legge”. 
Anche l’ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) punta il dito contro le nuove prassi di forze di polizia e autorità di pubblica sicurezza, circa il soccorso, l’identificazione e l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei migranti stranieri soccorsi e sbarcati e, in particolare, contro i respingimenti disposti da diverse questure prima che gli stranieri possano manifestare la loro volontà di presentare domanda di asilo. L’attenzione dei giuristi si concentra su quanto avviene all’interno degli “hotspots” di recente attivazione (a Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani e Lampedusa). Le strutture - spiega l’associazione - sembrano configurate come luoghi chiusi nei quali operano le forze di polizia italiane, supportate dai rappresentanti delle agenzie europee (Frontex, Europol, Eurojust ed EASO), in cui gli stranieri appena sbarcati in Italia sono sottoposti a rilievi fotodattiloscopici ai fini della loro identificazione. A questo punto verrebbero distinti e qualificati come richiedenti asilo o migranti economici e, a seconda di questo tipo di “catalogazione” sommaria, sarebbero inviati alle strutture di accoglienza per richiedenti asilo, oppure resi destinatari di un provvedimento di respingimento per ingresso illegale e poi lasciati sul territorio italiano senza alcuna misura di accoglienza, non essendo comunque possibile alcun rimpatrio. L’Asgi ricorda, in primo luogo, che la legge non consente alle forze dell’ordine di utilizzare la forza per vincere la resistenza passiva dei cittadini stranieri che si rifiutano di farsi identificare. L’associazione, inoltre, ribadisce la necessità che i cittadini stranieri ricevano immediata e completa informazione sul loro diritto di chiedere la protezione internazionale, senza alcuna forma di selezione tra richiedenti asilo e migranti economici basata su criteri vietati dalla legge.
(Luca Insalaco - Palermo)