FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

In Spagna meno stranieri nelle scuole

(4 settembre 2013) - Oggi in Spagna gli alunni con cittadinanza straniera sono il 9,1% della popolazione scolastica, dopo aver superato negli anni precedenti anche il 10%
4 Settembre 2013
(4 settembre 2013) - Dopo oltre cinque anni la crisi in Europa continua a mordere, soprattutto al sud. E gli immigrati se ne vanno, anche quelli con famiglia e bambini piccoli. Succede in Spagna, dove lo scorso anno scolastico gli studenti stranieri nelle scuole sono stati 755.156: oltre 25.000 (il 3,3%) in meno rispetto al precedente, secondo i dati ufficiali riportati dal quotidiano El Pais.

Spagna e Italia sono paesi di immigrazione relativamente recente, con molte somiglianze. In entrambi i flussi migratori hanno conosciuto un vero e proprio boom proprio all’inizio del millennio, che li ha portati in pochi anni a livelli simili a quelli di Francia, Germania e Regno Unito. Per anni le industrie manifatturiere del nord Italia e l’edilizia spagnola hanno avuto fame di manodopera straniera; con un lavoro sicuro, molti lavoratori hanno portato le famiglie, e poi sono arrivati i figli. Oggi in Spagna gli alunni con cittadinanza straniera sono il 9,1% della popolazione scolastica, dopo aver superato negli anni precedenti anche il 10%. In Italia, secondo l’ultimo Rapporto nazionale pubblicato dal Ministero dell’Istruzione con l’ausilio della Fondazione Ismu, la percentuale si assesta invece intorno all’8,4%.
Nel paese iberico è la prima volta che nelle scuole la percentuale di studenti di origine straniera cala, dopo oltre 10 anni di crescita tumultuosa. Nel 2001 erano poco più di 200.000: l’anno dopo superavano già quota 300.000, il 50% in più.

A partire dal 2008, con il divenire conclamata della crisi, il dato si era stabilizzato; molte famiglie migranti hanno tentato di resistere qualche anno, confidando che il momento difficile passasse. Ora evidentemente non ce la fanno più. Cambia anche la composizione della comunità immigrata: i sudamericani infatti, storicamente molto forti, sono passati in 10 anni dal 44% al 29,5%, superati numericamente dagli europei. Merito probabilmente delle procedure di naturalizzazione, ma anche della fase di crescita economica che stanno attraversando diversi paesi dell’America Latina.
Un progresso che a sua volta sembra riflettersi in un minore gap tra i sistemi educativi. Proprio la qualità e i costi relativamente bassi dell’educazione spagnola hanno fino ad ora costituito un forte incentivo per numerose famiglie straniere, inducendole a restare a dispetto di una situazione economica sempre più preoccupante. Oggi però non aiuta nemmeno il taglio delle borse di studio promesso dal ministro dell’istruzione José Ignacio Wert; i nuovi criteri di merito rischiano anzi, a detta di molti, di lasciare fuori proprio gli stranieri.

Se i cugini latini gridano già all’esodo, nelle scuole della Penisola – stando ai dati attualmente disponibili – non si registra ancora una diminuzione degli studenti stranieri. Nell’anno scolastico 2011/12, a cui si riferisce il rapporto citato, gli alunni non italiani erano 755.939, con un aumento rispetto all’anno precedente di 45.676 unità. Se è vero del resto che nel 2012 il flusso degli stranieri nel nostro paese
si è praticamente interrotto, quest’anno è possibile che l’aggravamento della crisi porti addirittura a un saldo negativo anche nelle scuole. I primi numeri ci saranno tra qualche giorno, con i dati rilasciati dagli uffici scolastici regionali per l’inizio dell’anno scolastico. Per quanto riguarda il Veneto l’anno scorso risultavano iscritti alle scuole statali, da quelle per l’infanzia alle superiori, 77.625 studenti con cittadinanza straniera, con un aumento di oltre il 5% rispetto all’anno precedente.
Attenzione però, molti alunni sono stranieri solo secondo la legge: in media il 44,2% di loro (il 50,9% in Veneto) è infatti nato in Italia, con percentuali che arrivano all’87,2% di loro nelle scuole venete d’infanzia; molti sono poi quelli arrivati da piccoli o piccolissimi. Se è vero che i flussi di ingresso sembrano essersi per ora interrotti, d’altra parte le famiglie di origine straniera si sono allargate, mettendo almeno in parte radici nel nostro paese. Tutto questo fa di una contro-migrazione di massa una prospettiva per ora improbabile, anche se non impossibile. Del resto, anche 50.000 italiani l’anno scorso hanno lasciato il Paese, in cerca di condizioni migliori. 
Se però esodo ci dovesse essere, non si tratterebbe di una questione di poco conto: sarebbe anzi un bel problema per gli uffici scolastici e, soprattutto, per il Paese. Sempre in Veneto, solo per fare un esempio, l’anno scorso era di origine straniera il 20,5% degli iscritti alle scuole dell’infanzia, il 15% alle elementari.
(il Bo)