(15 maggio 2013) - Il 22 maggio alle ore 16,00 in piazza Gentile da Fabriano a Roma sarà inaugurato il Giardino Italiani nel Mondo. Roma prima città nel Paese dedica questo spazio prestigioso e centrale della propria città agli Italiani nel Mondo che hanno lasciato lItalia per cercare altrove un futuro migliore, al contempo esaudendo un desiderio di alcuni e pagando un obbligo di riconoscenza verso tanti altri.
Madrina delliniziativa sarà Francesca Alderisi, per anni conduttrice del programma televisivo di Rai Internazionale "Sportello Italia". Saranno presenti il Sindaco Alemanno gli Assessori alle Politiche Culturali e Centro Storico, Dino Gasperini, ed allAmbiente, Barbara Barbuscia.
Aldo Marcozzi, emigrato negli Stati Uniti più di 50 anni fa, ricorda commosso lItalia, le sue origini, la sua città: Roma.
Cari amici del Quadraro, mi chiamo Aldo Marcozzi, sono nato tantissimi anni fa per dir meglio, nel settembre del 1935 in via degli Arvali. La mia storia è lunga e triste, si aggrava quando penso al mio luogo di nascita. Sfortunatamente contro la mia volontà dovetti lasciare quellamato quartiere alletà di 15 anni, stavo frequentando le medie nella scuola Albio Tibullo. Mio padre stanco della guerra (7 anni) volle emigrare in un altro paese così con tanta tristezza nel cuore dovetti lasciare i ricordi dinfanzia, tesoro più pregiato della nostra vita
Ricordo mia madre quando lasciò Roma, pianse 50 anni, rimproverando continuamente mio padre di quella decisione così sbagliata. Beh miei cari Quadraroli (se così si dice
) vi lascio con il cuore infranto pieno di tristezza e con lorgoglio di essere tutti noi nati in un quartiere eroico. Invidio i miei cugini, zii, nipoti, figli e figli dei miei cugini che hanno goduto ciò che io non ho potuto
Lemigrazione è unesperienza sociale che ha segnato il nostro passato e che è tornata a manifestarsi negli ultimi anni attraverso quei giovani che hanno deciso di lasciare lItalia per cercare allestero spazio e maggiori garanzie per la loro creatività, inventiva e capacità imprenditoriale. Essi sono per il paese, da un lato, un pezzo della nostra storia da ricordare sempre con affetto e, dallaltro, un potenziale socio-economico col quale non dobbiamo mai rompere i ponti, così da poter creare le condizioni affinché essi possano far ritorno in qualsiasi momento.