“La Chiesa cammina insieme con l’umanità tutta” (Gaudium et spes, n. 40), per cui «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (ibid., 1). Con queste parole conciliari inizia il Messaggio del S. Padre per la 99a Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che sarà celebrata in tutte le parrocchie italiane il prossimo 13 gennaio. Il riferimento al Concilio Vaticano II, di cui si celebrano i 50 anni dal suo inizio, ispira la prima parte del Messaggio di Benedetto XVI. Il Concilio Vaticano II e i migranti
Il Concilio Vaticano II segna un momento decisivo anche per la cura pastorale dei migranti e degli itineranti. Già l’evento, per la prima volta veramente universale per la partecipazione di vescovi provenienti da ogni continente e da molte esperienze ecclesiali di antica e nuova evangelizzazione, ha costituito una novità, offrendo la possibilità di leggere il fenomeno migratorio e della mobilità con occhi diversi. La prospettiva ecclesiologica, poi, del Vaticano II, che sottolinea la dimensione di una Chiesa “che cammina con gli uomini”, pellegrinante, e in una relazione nuova con il mondo, facendo sue le attese delle persone, soprattutto dei poveri, ha permesso di riconsiderare con occhi nuovi anche la mobilità umana e le migrazioni. La Gaudium et spes è il documento con il maggior numero di riferimento ai migranti (nn. 6, 27,66,84). La costituzione conciliare ricorda, anzitutto, di non sottovalutare tra i mutamenti sociali in atto (n. 6), quello di “moltissima gente” spinta oggi ad emigrare e come questo cambiamento sociale corrisponde anche a un cambiamento dello stile di vita.