(10 marzo 2016) - Il vertice sui rifugiati dello scorso lunedì, 7 marzo 2016, a Bruxelles, ha confermato ancora una volta la priorità data alla protezione delle frontiere rispetto alla tutela delle persone. Con milioni di rifugiati in Turchia, Giordania e Libano e decine di migliaia intrappolate in Grecia, Macedonia o nelle e tra le frontiere, le loro vite e il loro futuro sono ora oggetto di un processo mercantile guidato dall Europa, sulla base della Convenzione sui rifugiati del 1951.
Le logiche finalizzate alla auto-difesa hanno portato alla costruzione di muri e recinzioni. Ciò è costata la vita a migliaia di persone, tra cui più di 400 bambini come il piccolo Alan Kurdi; hanno costretto donne e anziani a camminare a piedi per centinaia di chilometri lungo i confini nazionali dietro ai quali c'erano autobus e treni che avrebbero potuto essere messi a disposizione; hanno causato la rottura dell'unità sulla solidarietà tra i membri dell'UE e messa profondamente in discussione la compassione umana con coloro che soffrono. Essendo barriere rinforzate, i confini sono diventati colli di bottiglia per la selezione: questa è la causa principale e nuova sofferenza.
Le rotte migratorie