FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La crisi di lavoro colpisce anche gli immigrati

(17 luglio 2013) - Il Rapporto mira a fornire un’accurata analisi dell’impatto dell’immigrazione sul mercato del lavoro italiano, corredata da stime previsionali utili a indicare la possibile evoluzione della domanda e dell’offerta di lavoro per i lavoratori stranieri in Italia
17 Luglio 2013
(17 luglio 2013) - I lavoratori stranieri occupati nel 2008 erano 1,75 milioni e a distanza di cinque anni il loro numero è salito a 2,3 milioni, il 10% del totale. L'aumento ha riguardato sia la componente maschile, che cresce di 250mila unità sia quella femminile, che passa dalle 701mila unità del 2008 ad oltre un milione nel 2012.
Ma nonostante la crescita in valore assoluto dell'occupazione straniera e, parallelamente, la diminuzione della componente italiana di circa un milione di unità, diversi indicatori convergono nel segnalare come la crisi abbia colpito in misura relativamente più accentuata proprio la componente immigrata''. I disoccupati stranieri sono quasi 385 mila, per la precisione 382 mila di cui 193 mila donne e 190 mila uomini (nel 2008 erano 162 mila di cui 94 mila donne e 67 mila uomini). E' quanto emerge dal Terzo Rapporto annuale 'Gli immigrati nel mercato del lavoro in Italia'   a cura della Direzione Generale dell'Immigrazione e delle Politiche di Integrazione.
Sono sempre di più, dunque, gli immigrati in cerca di lavoro e quelli che lavorano sono costretti a mansioni meno qualificate e guadagnano meno degli italiani: nel 2012 la retribuzione netta mensile per gli stranieri e', in media, più bassa e si attesta a 968 euro contro i 1.304 euro dei lavoratori italiani (-336 euro).
Nel 2008 la retribuzione netta dei lavoratori stranieri era lievemente maggiore (973 euro al mese) ma il divario con gli italiani era molto minore, pari a 266 euro per mese. E anche se, spiega il rapporto, "non e' possibile stabilire se le trasformazioni descritte abbiano una natura congiunturale o se i fenomeni siano più' di natura strutturale" certo e' che "se si considera, oltre al ridimensionamento del fabbisogno di manodopera, l'aumento esponenziale della disoccupazione (soprattutto per la componente Ue), la crescita della componente inattiva (soprattutto per la componente extra Ue) e il progressivo impoverimento qualitativo della domanda, e' difficile immaginare che i fenomeni descritti abbiano una natura transitoria". Nel 2008 il 29% dei lavoratori stranieri era impegnato in mansioni "non qualificate", percentuale che nel 2012 raggiunge il 34%, mentre si riducono nettamente le posizioni "qualificate" che passano dall'8,2% del 2008 al 5,9% del 2012.
 
La crescita della domanda, quindi, sembra condizionata e circoscritta a mansioni sempre più "povere" e comunque concentrata su poche professioni (nel 2012 le assistenti domiciliari e le collaboratrici domestiche rappresentano più della metà delle occupate straniere). Nel 2012 risultavano sovra istruiti il 41% dei lavoratori stranieri (nel 2008 erano il 39%) e la quota di sottoccupati sale al 10,7%, 6 punti percentuali in più rispetto a quella degli occupati italiani (nel 2008 risultavano sottoccupati il 7% dei lavoratori stranieri) quasi metà degli extracomunitari sono badanti e colf.  
Nel 2012 quasi metà dei lavoratori domestici e' extracomunitaria: 467.565 su un totale di 982.975 (47,6%), in lieve calo rispetto al 2010 (56,4%) e al 2011 (53,3%). In testa gli ucraini, seguiti da filippini e moldavi. 
 A livello territoriale i lavoratori domestici extracomunitari sono maggiormente concentrati nel Nord-Ovest (36,1%) e al Centro (26,6%); nel Nord-Est troviamo il 21,7% degli extracomunitari, mentre al Sud e nelle Isole rispettivamente l'11,3% e il 4,3%. Per quanto riguarda la cittadinanza, oltre il 60% dei lavoratori domestici sono provenienti da cinque paesi: l'Ucraina (22,9%), le Filippine (14,9%), la Moldavia (11,4%), il Perù' (7,4%) e lo Sri Lanka (5,8%).
I lavoratori dipendenti stagionali extracomunitari, nel 2012, sono 16.722 pari al 10,3% dei complessivi 161.848 stagionali; tale incidenza e' massima per i maschi del Nord-Ovest (17,3%). La regione che occupa il maggior numero di lavoratori stagionali e' il Trentino Alto Adige, sia per i lavoratori stagionali nel complesso (20,6% nel 2012), sia con riferimento ai soli extracomunitari (23,8% nel 2012). Anche in Emilia Romagna si concentra una buona parte di lavoratori stagionali extracomunitari (16,7% maschi, 26,9% femmine).
Nella distribuzione per età', la classe a cui appartiene il maggior numero di lavoratori stagionali e' quella tra i 30 e i 39 anni: nel complesso il peso di questa classe e' il 23,7% mentre tra i lavoratori extracomunitari arriva al 32,3%. La maggior parte proviene dall'Albania (19,8%; con il 15,5% per i maschi e il 24% per le femmine), dal Marocco (10,6%; con 12,5% per i maschi e 8,6% per le femmine), dall'Ucraina (8,6%; con 3,2% maschi e 14% femmine) e dalla Moldavia (7,3%; con 3,8% maschi e 10,9% femmine), situazione non dissimile da quella degli anni precedenti.