FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La tragedia di Lampedusa

(11 ottobre 2013) - È una tragedia che chiede all’Italia di rendersi capofila in Europa per una nuova Conferenza del Mediterraneo- sul modello di quella voluta negli anni ‘50 da Giorgio la Pira per il Medio Oriente
3 Ottobre 2013
(11 ottobre 2013) -  Migrantes: ripensare sul piano urbanistico e sociale  Lampedusa, come porta d’Europa


Il Presidente della Migrantes, S. E. Mons. Francesco Montenegro, e il Direttore generale, Mons. Gian Carlo Perego, hanno concluso la loro visita a Lampedusa, al largo della quale si è consumata la tragedia della morte in mare di oltre 300 migranti e di  almeno 60 dispersi. La visita ha coinciso con l’incontro delle Caritas diocesane di Sicilia e di Caritas Italiana, a cui Presidente e Direttore sono stati invitati a intervenire.
S. E. Mons. Montenegro, durante la visita  e l’incontro con gli operatori Caritas, ha sottolineato  la necessità di leggere la storia e di raccogliere ‘il grido di Dio’ e le lacrime segno della violenza e della morte che subiscono i nostri fratelli e sorelle migranti. Al tempo stesso, il Presidente ha esortato a condividere questo dolore insieme alla comunità ecclesiale e civile dell’Isola, che  ha regalato segni stupendi di solidarietà, che dobbiamo sostenere e rafforzare. Il Direttore generale della Migrantes, nel suo intervento alla tavola rotonda su ‘Lampedusa, terra di confine’, presenti il vicesindaco e l’assessore ai servizi sociali di Lampedusa e della regione Sicilia, ha invitato gli intervenuti a considerare sì Lampedusa quale terra di confine dell’Italia e dell’Europa, ma con l’intento di superare il concetto di confine come barriera e di considerarlo come strada da cui passano molte persone e famiglie per raggiungere altri Paesi e tutelare la propria libertà e la propria vita. Questo fa sì che Lampedusa debba rileggere la vocazione della propria identità quale isola e città, a partire dai luoghi fondamentali: il porto, la piazza, l’ambiente, la scuola, il Centro di accoglienza, i luoghi di incontro e di vita, ma che debba ripensare anche la propria cultura a partire da questo incontro con altre persone, oggi in cammino da 200 Paesi del mondo, migranti economici, rifugiati e vittime di tratta. Il Direttore ha concluso il suo intervento ricordando l’importanza di azioni immediate (come la nascita condivisa da Caritas e Migrantes di un Centro operativo per i volontari a Lampedusa, la presentazione a Lampedusa del prossimo Rapporto sull’immigrazione e sui rifugiati di Caritas Italiana e Migrantes, l’attenzione alle famiglie  con minori e ai minori con accompagnati presenti nel Centro, la realizzazione di un progetto  di cooperazione internazionale della comunità di Lampedusa). Si tratta di azioni a medio termine (dare strumenti nuovi di qualità di accoglienza  e di vita agli isolani che vi abitano o arrivano, con l’attenzione a potenziare la scuola, i luoghi della tutela della salute), a lungo termine (un piano regolatore urbanistico e sociale per l’isola, con  il contributo di  alcuni grandi architetti italiani ed europei, la valutazione di gestire direttamente come città di Lampedusa il Centro di accoglienza, oltre che il suo rinnovo strutturale).
La Migrantes auspica che questa tragedia, che ha segnalato profondamente la necessità della costruzione di una Casa comune europea anche a partire dal fenomeno delle migrazioni, diventi il punto di partenza per un impegno comune, di istituzioni e società civile, perché un’isola, porta d’Europa, sia messa nelle condizioni di accompagnare e accogliere chi inizia un viaggio di navigazione nel Mediterraneo.
 
Il dolore e la vergogna: parla il Direttore generale della Migrantes

 Giustizia e diritti umani in Primo Piano
“Gli abitanti di Lampedusa sentono il dolore e la vergogna e, ora più che mai, pretendono l’attenzione della politica”: monsignor Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes, parla con la MISNA delle proteste che oggi hanno segnato la visita nell’isola dei massimi rappresentanti del potere esecutivo in Italia e in Europa.
Prima che la delegazione guidata dal primo ministro Enrico Letta e dal Presidente della Commissione UE Manuel Barroso entrasse nell’hangar dove sono sistemate le bare delle vittime del naufragio di giovedì, un gruppo di abitanti ha urlato “Vergogna! Vergogna!”. La stessa parola utilizzata da Papa Francesco all’indomani di una tragedia che, stando agli ultimi bilanci, ha causato almeno 296 morti.
Secondo monsignor Perego, tornato il 9 ottobre da Lampedusa dopo aver partecipato a due giorni di incontri insieme con i rappresentanti e i volontari della Caritas, la rabbia degli abitanti è conseguenza della latitanza e delle scelte sbagliate della politica. “Di fronte a flussi massicci che coinvolgono quest’anno non solo il Nord Africa ma anche il Medio Oriente e il Corno d’Africa – sottolinea il Direttore di Migrantes – serve un’attenzione diversa sia a livello italiano che europeo”. A Lampedusa, monsignor Perego ha visitato il Centro di accoglienza, una struttura fatiscente dove sono stipate 928 persone a fronte di una capienza di poco superiore alle 250. “Quasi l’80% dei migranti  proveniva da soli tre paesi: 360 erano siriani, 260 eritrei e 186 palestinesi”.
Durante la visita nell’isola, Letta ha annunciato per oggi “un intervento importante sul tema dei rifugiati” da parte del Consiglio dei ministri. Barroso ha invece detto che “l’Europa sta con la gente di Lampedusa e con l’Italia” e che “l’Europa non può voltarsi dall’altra parte quando ci sono barconi che stanno affondando”.
Eppure, sottolinea monsignor Perego, il naufragio di giovedì conferma dubbi emersi già da tempo.
“La politica non deve limitarsi a presidiare i confini, ma ha il compito di assicurare il controllo delle rotte e dei viaggi in mare; è strano che un barcone affondi a poche decine di metri dalla costa senza che nessuno se ne accorga”.
Secondo monsignor Perego, le politiche sulle migrazioni devono guardare lontano. “Una delle priorità  è rilanciare la cooperazione internazionale: in Italia si è passati da stanziamenti di 600 a 100 milioni l’anno, nonostante sia uno strumento essenziale affinché i giovani non siano costretti a partire e possano trovare condizioni di vita dignitose nei loro paesi d’origine”. Un altro aspetto importante riguarda le norme UE contenute nel Regolamento di Dublino, il cosiddetto
Dublino 3. “L’asilo deve essere garantito all’interno di una casa comune europea – sottolinea monsignor Perego – tutelando il diritto alla mobilità dei migranti che hanno dovuto presentare domanda nel primo paese d’arrivo”.

 

Migrantes: oggi e domani a Lampedusa insieme alla Caritas (7-8 ottobre)

Oggi e domani il Presidente della Fondazione Migrantes, mons. Francesco Montenegro insieme al Direttore generale, mons. Gian Carlo Perego, saranno a Lampedusa per un incontro con una delegazione delle Caritas regionali della Sicilia in vista di una riflessione sui temi dell'immigrazione. Una due giorni che prevede visite, incontri, riflessioni alla presenza, anche del direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu.
La Fondazione Migrantes, appena avuta la notizia dell’immane tragedia, ha espresso cordoglio unendosi alle parole di Papa Francesco.
 È una tragedia – ha detto mons. Perego - che chiede all’Italia di rendersi capofila in Europa per una nuova Conferenza del Mediterraneo - sul modello di quella voluta negli anni ‘50 da Giorgio la Pira per il Medio Oriente -, che affronti il rafforzamento di navi e strumenti di monitoraggio del Mediterraneo concordandole con tutti i Paesi che si affacciano sulle coste sul Mare Nostrum”. Di fronte alle tragedie del mare di questi ultimi giorni, la visita di Papa Francesco a Lampedusa prima e al Centro Astalli poi indicano anche le strade del nostro impegno ecclesiale: “non essere indifferenti, ma vicini, perché le nostre comunità siano aperte all’accoglienza e alla tutela di chi è costretto a mettersi in cammino”.
Da tre anni la Migrantes porta avanti alcuni progetti a Lampedusa: tre anni fa il racconto degli sbarchi confluito, poi, nel volume “Sullo stesso barcone” (ed. Tau). Lo scorso anno “365 giorni a Lampedusa” con il racconto degli abitanti di Lampedusa e Linosa e quest’anno il progetto “il viaggio della vita. Un percorso di consapevolezza e di ricerca di senso”.
Il progetto prevede l’elaborazione, insieme agli insegnanti delle scuole medie e del liceo di Lampedusa e Linosa, di un progetto rivolto agli studenti che li sensibilizzi sui temi che riguardano la realtà di origine dei migranti che passano a Lampedusa, sulle motivazioni che li hanno spinti a partire, sulle culture di cui sono portatori e sul viaggio che hanno affrontato.
 
Migrantes: una Conferenza del Mediterraneo per monitorare i viaggi della speranza

 La presentazione dell’VIII Rapporto Italiani nel Mondo della Migrantes, quest’oggi, è stata introdotta dalle sofferte parole del vescovo di Agrigento, Mons. Francesco Montenegro, Presidente della CEMi (Commissione Episcopale delle Migrazioni) e della Migrantes: “Non c’è luogo e occasione migliore di questo incontro in cui parliamo della nuova emigrazione italiana per ricordare la tragedia che ha visto Lampedusa  ancora una volta al centro: il naufragio di una nave con 500  persone, donne e uomini, giovani e bambini. Ormai si contano  100 tra morti e, se saranno confermate le stime di una presenza di 500 persone sulla nave, i dispersi sono 250. Oggi qui vogliamo dire il nostro dolore e la nostra rabbia per questa tragedia che non ci può lasciare indifferenti”. Il Mediterraneo continua a restituire  morti, anche bambini. “E’ una tragedia che chiede all’Italia di rendersi capofila in Europa per una nuova Conferenza del Mediterraneo – sul modello di quella voluta negli anni ’50 da Giorgio la Pira per il Medio Oriente -, che affronti il rafforzamento di navi e strumenti di monitoraggio del Mediterraneo concordandole con tutti i Paesi che si affacciano sulle coste sul Mare Nostrum. Dalla tragedia viene un monito a non dimenticare i due drammatici fronti delle partenze dei rifugiati e delle vittime di tratta: il Nord Africa e la Siria - afferma Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Migrantes. Due fronti diversi che chiedono  di non essere dimenticati, perché le primavere arabe non nascondano il dramma di molti lavoratori e famiglie del Centro e del Corno d’ Africa e  quello di molti rifugiati e richiedenti asilo che fuggono dalla guerra in Siria. E’ il tempo in cui si misura se l’Europa è veramente una casa comune, dove anche i drammi  sono affrontati insieme e dove la ‘la democrazia compiuta’  ricordata da Papa Francesco nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato  è reale se caratterizzata da una rinnovata e forte attenzione ai diritti dei lavoratori, dei richiedenti asilo e delle loro famiglie” – continua Mons. Perego -. “Di fronte alle tragedie del mare di questi ultimi giorni, la visita di Papa Francesco a Lampedusa prima e al Centro  Astalli dopo,  indicano anche le strade del nostro impegno ecclesiale: non essere indifferenti, ma vicini, perché le nostre comunità siano aperte all’accoglienza e alla tutela di chi è costretto a  mettersi in cammino” – conclude Mons. Perego -. Lunedì il Presidente e il Direttore della Migrantes saranno a Lampedusa per un incontro con la rete anche delle Caritas di Sicilia per rafforzare la rete di solidarietà  nelle città  e diocesi  mete di sbarchi, che hanno superato le 35.000 persone.

 

La tragedia di Lampedusa ci ricorda l'evidente fallimento delle politiche sulla migrazione
(Messaggio di Guy Ryder, Direttore Generale ILO, 7 ottobre 2013)
 
La tragedia di Lampedusa ci ricorda l'evidente fallimento delle politiche sulla migrazione
La recente tragedia sulle coste di Lampedusa in cui hanno perso la vita molti migranti, ci ricorda ancora una volta che la ricerca di una vita migliore e più sicura e di un lavoro dignitoso sta assumendo dimensioni disperate. E' un paradosso che questo incidente abbia avuto luogo proprio mentre era in corso il Dialogo di Alto Livello sulla Migrazione Internazionale e lo Sviluppo all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. Al centro del dialogo la questione di come massimizzare i benefici della migrazione internazionale per lo sviluppo e per i migranti stessi. E' attraverso gli esseri umani, uomini, donne e bambini e le loro famiglie , che la migrazione e lo sviluppo entrano in relazione.
La tragedia di Lampedusa ricorda improvvisamente alla comunità internazionale l'importanza di agire insieme urgentemente per rendere la migrazione sicura e pienamente rispettosa dei diritti umani.
Dobbiamo trovare il modo per creare più canali regolari per la migrazione affinché i bisogni reali del mercato del lavoro, compresi quelli ai livelli meno qualificati, si incontrino con la richiesta nei paesi di destinazione, in collaborazione con gli attori reali del mondo del lavoro, i ministri del lavoro, le organizzazioni dei lavoratori e quelle dei datori di lavoro. Questo richiederà un radicale cambiamento delle politiche di molti paesi: un equilibrio più bilanciato tra le politiche protezionistiche dei confini nazionali e quelle sulla migrazione per lavoro, che coinvolga diversi ministri e stakeholder; e un più ampio sforzo da parte dei governi, delle parti sociali e della società civile, per cambiare la percezione negativa da parte dell'opinione pubblica.
Se falliremo, il Dialogo di Alto Livello sarà stato inutile.
 
 
Trappola mortale d'acqua, fuoco e indifferenza
In una trappola mortale di fuoco e di acqua si è consumata poco prima dell’alba di oggi una delle più gravi tragedie delle migrazioni in Mediterraneo. A circa mezzo miglio marino al largo di Lampedusa è scoppiato un incendio su un’imbarcazione in difficoltà. Mentre sono tuttora in atto i soccorsi in mare, le conseguenze della sciagura si prospettano terrificanti. Sono stati finora recuperati i corpi senza vita di 94 persone, compresi una donna incinta e quattro bambini, una dei quali di apparente età di meno di tre anni. Secondo i 151 superstiti tratti in salvo, sull’imbarcazione c’erano oltre cinquecento persone. Ne risulterebbero dunque disperse più di duecentocinquanta.
Sembra che le fiamme si siano propagate da una coperta incendiata dai naufraghi per attirare l’attenzione di un peschereccio non distante. Ma a questa trappola la casualità concorre solo in parte. Ci sono scelte precise, nazionali e internazionali, in quella che Papa Francesco ha chiamato globalizzazione dell’indifferenza, all’origine di una strage che si ripete da almeno un ventennio, periodo in cui il Mediterraneo è diventato tomba di venticinquemila persone, contando solo le vittime accertate. «È un orrore», ha ripetuto più volte tra le lacrime il sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini, assistendo sul molo Favarolo all’arrivo delle barche cariche di cadaveri. Le salme sono state via via trasportate nell’hangar dell’aeroporto perché nella camera mortuaria non c’è più spazio. In un messaggio al Governo — che riferirà al più presto alle Camere, come comunicato in mattinata da Palazzo Chigi — il sindaco manifesta il suo «cordoglio per le centinaia di vite spezzate alla ricerca di un futuro migliore proclamando per domani il lutto cittadino», e aggiunge che «accanto al profondo dolore, c'è lo sgomento e la rabbia per l’atteggiamento delle istituzioni italiane e dell’Europa che continuano a considerare il fenomeno dei migranti come un’emergenza» e non come una realtà epocale da affrontare con politiche lungimiranti di accoglienza e di cooperazione internazionale. L’assenza di strutture adeguate rende difficile anche prestare cure mediche ai superstiti, come ha sottolineato Pietro Bartolo, responsabile del poliambulatorio dell’isola. In nottata, prima del tragico naufragio, altri due barconi con 463 persone erano stati soccorsi al largo di Lampedusa. «Siamo ormai dinanzi — ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano — al succedersi di vere e proprie stragi di innocenti, sino alla più sconvolgente questa mattina a Lampedusa, e non si può girare attorno alla necessità assoluta di decisioni e azioni da parte della comunità internazionale e in primo luogo dell’Unione europea». Secondo Napolitano «è indispensabile stroncare il traffico criminale di esseri umani in cooperazione con i Paesi di provenienza dei flussi di emigranti e richiedenti asilo. Sono pertanto indispensabili presidi adeguati lungo le coste da cui partono questi viaggi di disperazione e di morte». Prima ancora di avere notizia della nuova tragedia a Lampedusa, in un messaggio inviato al direttore della Fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego, in occasione della presentazione, oggi, del rapporto Italiani nel Mondo 2013, Napolitano aveva ricordato la recente vicenda di Scicli, nel ragusano, con «tredici morti vittime di criminali scafisti». Secondo Napolitano, ciò «scuote le nostre coscienze e impone a tutti di porre in essere le misure necessarie per evitare il ripetersi di queste tragedie. Il drammatico crescere di fenomeni di fuga da Paesi in guerra e da regimi oppressivi ci obbliga ad affrontare specificamente con assai maggiore sensibilità i problemi di una politica dell’asilo». Di «una notizia che fa sorgere sentimenti di tristezza e indignazione perché non possiamo continuare a contare morti come se fossimo semplicemente testimoni» ha parlato monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della commissione Cei per le migrazioni e della fondazione Migrantes. «Si parla sempre di emergenza — ha detto — ma forse dobbiamo cambiare il senso di questa parola. Questa è storia, la storia di ogni giorno, è quella storia dove vediamo volti di bambini, di donne. Non possiamo fare gli spettatori». Analoghe espressioni aveva usato poco prima Laura Boldrini, Presidente della Camera dei deputati, annunciando che si recherà a Lampedusa. «L’aspetto più sconvolgente — aveva detto — è il fatto che assistiamo da anni a tragedie identiche, sentendoci coinvolti, pronunciando parole di sincera commozione, ma senza trovare soluzioni». Secondo Boldrini, «siamo tutti vittime consapevoli o no, di quella globalizzazione dell’indifferenza che proprio a Lampedusa Papa Francesco ha denunciato in modo sferzante». (Osservatore Romano)