FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La visita del Papa a Lesbo, un gesto ecumenico e un segno profetico di misericordia

(7 aprile 2016) - L'isola greca è l'avamposto delle migrazioni dei profughi in arrivo via mare e tappa di prima accoglienza come per anni è stata l'isola di Lampedusa per i migranti provenienti dal nord Africa. Il viaggio vuole essere il segno della attenzione alla realtà dei profughi e alla grave emergenza davanti a una situazione tanto drammatica
7 Aprile 2016
(7 aprile 2016) - “La visita a Lesbo di papa Francesco, con  il Patriarca Bartolomeo I e l’arcivescovo Hieronimus II il 16 aprile prossimo è un’altra tappa dei viaggi della misericordia che il Papa ha realizzato a partire dal viaggio di Lampedusa nel 2013, con un’attenzione particolare al mondo dei migranti e dei rifugiati”. E’ quanto afferma Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes dopo l’annuncio della visita dato oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede.
Dopo Lampedusa, nel luglio del 2013, il Papa ha incontrato e condiviso le sofferenze dei rifugiati e richiedenti asilo al Centro Astalli di Roma, al confine tra Messico e Stati Uniti, al Cara di Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma, “richiamando sempre il dovere dell’accoglienza, del rispetto e della tutela della dignità di ogni persona  costretta a migrare, ricordando anche le cause di chi oggi è in fuga e bussa alle porte dell’Europa: le guerre, i disastri ambientali, le persecuzioni politiche e religiose, la miseria”. “Oltre che una tappa dei viaggi della speranza - aggiunge mons. Perego -, la visita del Papa a Lesbo è anche una tappa importante nel cammino ecumenico, che negli ultimi decenni ha sempre trovato una rinnovata forza a partire da temi  e attenzioni sociali come le migrazioni, la pace, la salvaguardia del creato”.
“L’augurio è che questa visita contribuisca  a portare l’attenzione di migliaia di persone, tra cui molti bambini, ammassati alla frontiera greca e promuova un’azione nuova dell’Unione europea, perché  esca da una grave battuta d’arresto nella gestione dei rifugiati - fortemente militarizzata e con nuovi luoghi di reclusione dei migranti che sbarcano sulle coste italiane e greche - e stimoli la disponibilità di ogni paese all’accoglienza di numeri significativi di richiedenti asilo e rifugiati”, conclude il Direttore generale della Migrantes.