FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Lampedusa, si spopola il “cimitero dei barconi”

(23 marzo 2015) - Demolita un’ottantina di barconi, restano i pochi relitti arrivati negli ultimi mesi
23 Marzo 2015
(23 marzo 2015) - Scompaiono i barconi, ma riprendono gli sbarchi. La stagione di Lampedusa sta tutta nella contrapposta tensione tra la cancellazione della memoria e la storia che insiste a bussare sulle sue coste.  Mentre, dunque, si intensificano gli arrivi dei profughi, svaniscono i relitti che da anni erano stipati nella zona del porto nuovo conosciuta come il “cimitero dei barconi”. Nei giorni scorsi, infatti, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, in collaborazione con la Guardia Costiera e il Demanio Marittimo, ha portato a termine le operazioni di demolizione e di smaltimento di circa 80 natanti, già posti sotto sequestro, bonificando così un’area di circa 3.500 mq, adiacente al campo sportivo. Dei natanti accumulatisi nel tempo e per diversi anni piantonati dai militari dell’Esercito, residuano solo una decina di imbarcazioni, in gran parte frutto degli arrivi registrati dall’inizio del 2015. Alcune delle barche scampate alle ruspe saranno ora probabilmente utilizzate per finalità artistiche o comunque destinate ad attività museale.
Già adesso i legni dei barconi suscitano grande interesse in ogni parte del mondo. Basta vedere, del resto, il cammino compiuto dalla croce realizzata da Franco Tuccio, artigiano lampedusano. L’opera è stata benedetta il 9 aprile dello scorso anno da Papa Francesco e da allora sta percorrendo in lungo e in largo le parrocchie e le strade di tutta Italia, toccando perfino le vette del Monte Rosa. Per altri mari, insomma, la navigazione continua.
I barconi, visto il loro alto valore simbolico, potrebbero essere preservati dalla demolizione e testimoniare il dramma di chi fugge da guerre e persecuzioni. Per il riutilizzo delle imbarcazioni ai fini sociali preme Libera, la rete di associazioni fondata da Don Ciotti. L’idea è quella di utilizzare le barche confiscate ai trafficanti di immigrati e agli scafisti, in modo da creare cooperative che diano lavoro a soggetti svantaggiati e che operino nel settore della sorveglianza ambientale del Mediterraneo, della pesca sostenibile e della pesca-turismo. Per farlo, tuttavia, occorre modificare le norme in materia di confisca delle imbarcazioni utilizzate per la tratta dei migranti.

(Luca Insalaco - Lampedusa)