FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Lezione d'accoglienza dagli abitanti di Librino

(24 giugno 2014) - Come dire, le parole non servono, questa gente va aiutata. Punto.
24 Giugno 2014
(24 giugno 2014) - Ci sono immagini che restano sempre nelle memoria, gesti sorprendenti che spiazzano per il messaggio che portano. A Librino gli abitanti del quartiere stanno dando una grande lezione di umanità e solidarietà all’Europa intera. Da giorni, dalle inferriate che separano il “PalaNitta” dalle case popolari, in tanti si sbracciano donando vestiti, bagnoschiuma, lamette e quanto può servire per l’igiene personale. E come se non bastasse anche giocattoli da destinare ai piccoli migranti. Gli abitanti del quartiere hanno cominciato questa generosa distribuzione da sabato 14, giorno dell’arrivo del primo gruppo di migranti. Da casa, una dopo l’altra, hanno sceso in strada buste piene di indumenti: jeans, magliette, pigiami, scarpe. Arriva anche una bambina, da sola, con in mano una busta colma di indumenti. Non ci sono genitori intorno, senza alcun timore, porge il braccio e passa abitini per bambini. Scene che si ripeteranno anche nei giorni a seguire. Perché le grate di ferro non separano, ma uniscono due mondi opposti, due culture che si incontrano e trovano corrispondenza nel gesto del dare e del ricevere. Tutto gratuitamente, senza alcuna imposizione, nella maniera più autentica. A dimostrare a quanti ruotano intorno alla macchina burocratica che segue i migranti, che, se si ha voglia di fare del bene a qualcuno, lo si può fare liberamente, senza alcuna autorizzazione di genere. Si annullano le distanze, nel modo più semplice, come spesso i siciliani riescono a fare. Sono gesti non esibiti, gli abitanti non hanno voglia di farsi notare né di parlare. Non interessa loro cosa pensano i giornali, la televisione, la politica. O cosa possano pensare le forze dell'ordine, che con grande umanità non interferiscono nello “scambio”. Se si prova a domandare il perché del loro gesto, in molti preferiscono cucire la bocca. Come dire, le parole non servono, questa gente va aiutata. Punto.
 
Si tratta di una testimonianza concreta, senza alcun tornaconto, che invita tutti ad una riflessione profonda, specie alla luce di una situazione che rischia di diventare una triste routine, come le vittime migranti che non fanno più notizia se non accostate a sterili discussioni politiche. E l'Europa? Guardando queste immagini potranno interrogarsi in tanti. Ci spiega Giuseppe, nome di fantasia: “Catania non è mai stata una città razzista, per noi è normale, se abbiamo qualcosa da dare, la offriamo senza problemi”. Senza pietismo: “Non è perché hanno la pelle nera, lo avremmo fatto anche per altri esseri umani”. In questa frase risiede la sintesi di uno spirito d’accoglienza che dovrebbe essere uguale al di là dell’appartenenza etnica. Se è vero che siamo tutti fratelli, bisogna saperlo testimoniare nella semplicità del donare senza ricevere nulla in cambio. Loro, i migranti, ripagano di quanto ricevono con un sorriso a pieni denti, con una stretta di mano ai cui polsi c’è un numero identificativo, quasi a voler cancellarne la vera identità.
 
Alcuni vanno oltre e chiedono sottovoce del tabacco, una sigaretta. Se poi gli rispondi che non fumi continuano a ridere e ti stringono nuovamente la mano. Basta passare due pomeriggi insieme per rendersi conto di quanto l'Africa sia molto vicina a noi. Le barriere ideologiche che costruiscono gli uomini vengono annullate. A Librino gli abitanti lo stanno già facendo.  (Filippo Cannizzo - Migrantes Catania)

 

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