FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'immigrazione nella Provincia di Prato

(17 settrembre 2013) - Le interruzioni di gravidanza delle straniere hanno avuto un notevole incremento, soprattutto nel 2010 e nel 2011 (nel 2005 erano 663, nel 2011 sono salite a 824)
17 Settembre 2013
(17 settembre 2013) - Cresce l'utenza straniera nei consultori pratesi e cresce la consapevolezza nei confronti dell'importanza del percorso nascita, ma i numeri delle interruzioni di gravidanza restano alti. Sono queste le conclusioni dell'analisi condotta dal nuovo Rapporto sull'immigrazione, alla cui presentazione hanno fatto da cornice sabato scorso palazzo Buonamici e il Festival di Alter Mundi.
“I temi del focus realizzato con la collaborazione dell'Asl 4 e del personale dei consultori sono importantissimi: la maternità, la vita di relazione delle donne straniere, il quotidiano al femminile che per alcune comunità è ancora lontano dalla nostra realtà, in cui pure esse vivono – dice l'assessore alle Politiche sociali della Provincia Loredana Ferrara – Interessante è riflettere sui cambiamenti nell'approccio alle cure che in alcune comunità sono notevoli e sono stati ben percepiti anche dal personale sanitario”.
Il Rapporto, un lavoro condotto dall'Osservatorio Sociale della Provincia in collaborazione con l'Asl 4, è stato redatto da Paolo Sambo per la parte di aggiornamento dei dati e Fabio Bracci per l'analisi del focus sui consultori. I ricercatori, dopo la consueta carrellata sui dati (che per la maggior parte si fermano al 2011, inizio 2012) dell'arrivo e della presenza di migranti nella nostra provincia, hanno analizzato i numeri raccolti dall'Asl, cercando di inserire in un quadro interpretativo anche le interviste condotte nei consultori.
Gli ambiti sanitari in cui è maggiore il peso dell'utenza straniera infatti sono il percorso nascita e le interruzioni volontarie di gravidanza.
A Prato per un lungo periodo si è assistito alla crescita esponenziale dei parti di donne straniere, nel 2009 c'è stato il sorpasso rispetto alle italiane.
Poi la stabilizzazione poco sopra il 50%. Notevole è la rilevanza dei parti delle donne di nazionalità cinese (incidenza più che raddoppiata tra 2006 e 2011).
E anche le interruzioni di gravidanza delle straniere hanno avuto un notevole incremento, soprattutto nel 2010 e nel 2011 (nel 2005 erano 663, nel 2011 sono salite a 824) soprattutto perché spesso le straniere ripetono l'intervento più volte. 
Nei confronti dell'assistenza sanitaria le donne straniere hanno una pluralità di comportamenti riconducibili all'etnia o al paese d'origine. Ad esempio le utenti albanesi sono totalmente integrate, quelle nigeriane ed ivoriane arrivano solo per le emergenze e quelle pakistane dipendono totalmente dai mariti e scompaiono dopo il parto. Le donne cinesi partecipano tutte ai percorsi di assistenza, ma con una certa superficialità.
C'è stato però un mutamento negli ultimi anni: meno donne che arrivano per le emergenze e sul punto di partorire, anche grazie una maggiore strutturazione ed articolazione delle prestazioni offerte. In proposito racconta un'operatrice: “Quando lavoravo in ospedale le signore arrivavano a 40 settimane, avevano il protocollo ma non avevano fatto le visite, mentre adesso le visite le fanno, hanno capito che è un bene per loro e per il bambino”.
E a questo si affianca, in particolare per le future mamme cinesi, la percezione che ci siano più donne benestanti e che almeno durante la gravidanza si allenti la pressione lavorativa. Insomma la fase dell'emergenza forse è finita. (gonews.it)