(26 maggio 2015) - Per evitare che le anagrafi neghino un diritto fondamentale, il Ministero dell'Interno ha pubblicato le linee guida sul diritto alla residenza dei richiedenti e beneficiari di protezione internazionale. Vuole prendere la residenza? Passaporto, prego
. Ma chi è fuggito dal suo Paese perché era perseguitato o per non morire in guerra, il passaporto spesso non ce lha, nè può chiederlo in ambasciata.
È uno degli assurdi muri che può trovarsi un richiedente asilo, un rifugiato o un titolare di protezione sussidiaria quando va in Comune ad iscriversi allanagrafe. Colpa di operatori che, conoscendola poco, non applicano la legge. Altro caso tipico riguarda chi è ospitato nei Centri di Accoglienza. Alcuni uffici anagrafe non li considerano luoghi adatti a prendere la residenza, nonostante il testo unico sullimmigrazione dica che dopo 3 mesi di permanenza vanno considerati dimora abituale. Negando la residenza, si negano anche tanti altri diritti fondamentali. Dalliscrizione allanagrafe dipendono infatti, ad esempio, laccesso allassistenza sociale, liscrizione al servizio sanitario nazionale, lassegnazione delle case popolari e tanti altri passi verso lintegrazione, fino alla richiesta di cittadinanza italiana. Le linee guida chiariscono tutti i presupposti delliscrizione anagrafica di chi cerca o ha trovato protezione in Italia. Uno strumento utile per gli operatori e gli ufficiali di anagrafe, ma anche per chi aiuta a ricostruirsi una vita qui quanti sono stati costretti a lasciare il loro Paese. (Stranierinitalia)
Linee guida