FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Marco Granelli: «Ecco il piano Rom». L'intervista

(24 giugno 2013) - Qualche settimana fa l'assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino ha annunciato l'intenzione del Comune di utilizzare alcune aree abbandonate del demanio militare per l'accoglienza delle comunità Rom e Sinti. Per capire i termini e le modalità di questo intervento, siamo andati dall'assessore alla sicurezza Marco Granelli, che si sta occupando in prima persona del Piano Rom per la città di Milano.
24 Giugno 2013
(24 giugno 2013) - Qualche settimana fa l'assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino ha annunciato l'intenzione del Comune di utilizzare alcune aree abbandonate del demanio militare per l'accoglienza delle comunità Rom e Sinti.
Per capire i termini e le modalità di questo intervento, siamo andati dall'assessore alla sicurezza Marco Granelli, che si sta occupando in prima persona del Piano Rom per la città di Milano.
In cosa consiste esattamente il progetto?
Abbiamo scritto al Ministero della Difesa chiedendo la possibilità di utilizzare le aree demaniali militari dove sorgono caserme dismesse per realizzare un luogo di accoglienza temporaneo per le famiglie rom che sono state allontanate dai campi abusivi. Queste aree verrebbero così recuperate dall'abbandono, evitando degrado e occupazioni abusive. Inoltre presentano diverse caratteristiche che le rendono adatte a questo tipo di progetto anche per dimensioni e perché già recintate. Per la realizzazione del Centro per l'Emergenza Sociale verranno utilizzati fondi di provenienza del Governo e vincolati all'utilizzo della gestione delle popolazioni Rom che si trovano nel nostro territorio secondo. Le principali linee di intervento concordate con Ministero dell'Interno e Prefettura prevedono l’allontanamento dai campi irregolari, la messa in sicurezza delle aree anche in accordo con i privati, la gestione della prima accoglienza nei centri di emergenza sociale. Una seconda linea di intervento riguarda l’accompagnamento sociale, abitativo e lavorativo, attuato esclusivamente tramite enti del terzo settore; la terza riguarda interventi di gestione dei campi esistenti e i controlli della polizia locale. Tutte le linee di intervento sono finanziate e non sarà utilizzato un euro del bilancio destinato a Milano. Le aree dovranno essere eventualmente indicate dal ministero della Difesa.
Con che tempistiche prevedete di portare a termine il progetto?
Rispetto ai tempi, per quanto riguarda l'utilizzo delle Caserme, se dovesse arrivare una risposta positiva, noi siamo pronti a partire proprio perché disponiamo dei fondi del Piano Rom. Naturalmente una concreta valutazione tecnica e di tempi da parte nostra potrà essere fatta solo quando sapremo quali aree verranno eventualmente messe a nostra disposizione e in quali condizioni si trovano.
Il Comune prevede di avanzare proposte per progetti paralleli a questo, sempre nell'ottica dell'integrazione delle comunità Rom e Sinti?
Più che proposte il Comune sta realizzando le linee guida degli interventi in tema di Rom, Sinti e Caminanti che nel novembre del 2012 sono state approvate dalla Giunta. Successivamente, sulla base di questo Piano, è stata stipulata una convenzione con la Prefettura. Il provvedimento prevede di effettuare allontanamenti programmati e contemporaneamente di mettere in sicurezza le aree per evitare nuove occupazioni, come avvenuto presso il Cavalcavia Bacula o via Rubattino, sgomberate da circa un anno e tutt'ora libere. Per la sistemazione delle famiglie allontanate da questi luoghi abbiamo predisposto i Centri di emergenza sociale, vale a dire dormitori a breve permanenza gestiti da Protezione civile, terzo settore e controllati dalla Polizia locale. Da circa un anno abbiamo sperimentato la gestione di un Centro in via Barzaghi e non si sono creati problemi di gestione interna o di rapporto con la città.
Si è parlato anche di un centro di accoglienza in via Lombroso...
Nelle prossime settimane sarà pronto il Centro di via Lombroso, presso un’area da tempo abbandonata che Sogemi ci ha concesso in comodato d'uso gratuito fino a ottobre 2014, e già soggetta a degrado e occupazioni. Si tratta di una struttura di container con camere da 24 posti, cucine e servizi in comune e un refettorio. Il Centro costituisce una soluzione abitativa provvisoria (massimo 40 giorni ripetibili condizionatamente fino a un massimo di 4 volte) che consente un monitoraggio quotidiano, in condizioni igienico-sanitarie dignitose, e punta a consentire la regolarizzazione di coloro che si impegnano a intraprendere un percorso di integrazione. Il percorso che proponiamo alle famiglie obbliga a vivere nella legalità, mandare i figli a scuola, fare corsi di formazione professionale, cercare un lavoro.
Come risponde a quanto affermato dai consiglieri di opposizione di Fratelli d'Italia, i quali hanno espresso preoccupazione circa l'impiego di spazi che dovrebbero essere destinati ai progetti di housing sociale?
Utilizzare uno spazio per realizzare un Centro di emergenza sociale destinato ad accogliere Rom allontanati da aree occupate abusivamente, spesso pericolose anche per chi vi si accampa, significa dare un'alternativa temporanea alle occupazioni abusive. I ripetuti allontanamenti non sono una soluzione. Noi vogliamo rispondere alla legittima richiesta dei cittadini di fare fronte al degrado urbano, di contingentare le aree abbandonate e di dare sicurezza e contemporaneamente dobbiamo restituire dignità a persone che vivono in condizioni non accettabili, proponendo alle famiglie un'alternativa soprattutto se ci sono dei minori. Perché la nostra idea è sempre stata quella di fare accoglienza nella legalità. Ricordiamo che tutto il Piano Rom che stiamo realizzando non è finanziato con soldi del bilancio comunale e non è alternativo a progetti di aiuto in risposta ai bisogni dei cittadini che risiedono a Milano. Tutti i progetti di housing sociale che il Comune è già impegnato a portare a termine saranno realizzati, fra questi  più di 1.300 alloggi di residenzialità sociale per la cittadinanza.
Parlando di spazi abbandonati della città non si può non pensare alle vicende dello Zam ma anche dell’Ex-Cuem e del Lambretta. Il Comune come pensa di muoversi in futuro?
Sul fronte degli spazi abbandonati, il Comune di Milano si sta già muovendo da tempo. A settembre dell'anno scorso la Giunta ha approvato un'importante delibera che ha rivoluzionato il sistema dei bandi per privilegiare i progetti e favorire la rivitalizzazione degli spazi inutilizzati soprattutto nei quartieri periferici. Un provvedimento nato con l'obiettivo di restituire spazi alla città, cui hanno fatto seguito molte altre iniziative: dalla
collaborazione con Temporiuso per ripensare l'utilizzo di alcuni luoghi cittadini, alla concessione di incentivi alle start-up per favorire l'apertura di nuove imprese nei locali del Comune, solo per citare due esempi.
Un anno fa, in risposta all’occupazione della Torre Galfa, il Comune ha aperto gli spazi dell’Area Ex Ansaldo. Sono in vista provvedimenti analoghi?
Abbiamo fatto una ricognizione degli spazi comunali inutilizzati e abbiamo già aperto alcuni bandi per assegnarli a enti o associazioni. Due immobili sono stati appena consegnati e presto ne assegneremo altri. Il vero problema, purtroppo, sono gli spazi che appartengono ai privati, che sono tanti e spesso oggetto di occupazioni. Per questo, insieme ai provvedimenti sul patrimonio comunale, bisognerà aprire un confronto con i privati. La soluzione potrebbe essere la concessione temporanea di questi immobili, in attesa della nuova e definitiva destinazione. Un modo per sottrarli all'abbandono e al degrado e stimolare la nascita di progetti, anche da parte di giovani. (Milano Mentelocale.it)