“Con l’Epifania il Natale si apre al mondo, non esiste più ‘straniero o ospite’, ma tutti siamo figli e fratelli”. Lo ha detto l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, nell’omelia in occasione della celebrazione della Festa dei Popoli celebrata, su iniziativa della Migrantes diocesana, nella Basilica di San Francesco a Ferrara. Ad animare la liturgia – alla presenza dei diversi gruppi etnici della diocesi – il coro multietnico diretto da don Rodrigo Akakpo, responsabile diocesano Migrantes Molti i canti in lingua con strumenti tradizionali ma anche balli soprattutto africani . “Questa ‘ricchezza delle genti’ – ha detto il presule – è la destinataria della salvezza che il Dio con noi porta” sottolineando che nel cammino sinodale “ci deve non far dimenticare il ‘tutti’ a cui è destinata la salvezza, perché il nostro cammino non si fermi nei recinti ecclesiali, ma raggiunga la città, il mondo, con un grande spirito missionario”. Parlando poi dei Magi mons. Perego evidenzia che il loro cammino è “un cammino di fraternità, perché i Magi rappresentano il mondo. E nel cammino i magi incontrano la difficoltà di Erode che non crede al senso del loro cammino. I Magi sono liberi di partire e di restare. Anche nel nostro cammino di costruzione di un mondo fraterno troviamo difficoltà – come l’indifferenza, l’odio, l’egoismo – ma dobbiamo confidare nella Parola del Signore e nei ‘segni dei tempi’, come hanno fatto i Magi”.
Durante la celebrazione anche la preghiera del “Padre Nostro” è stata recitata nelle varie lingue poiché la Chiesa conferisce grande rilevanza alla lingua materna dei migranti, attraverso la quale esprimono la mentalità, le forme di pensiero, di cultura e i caratteri stessi della loro vita spirituale e delle tradizioni delle loro Chiese di origine. Quest’anno la celebrazione è stata arricchita ulteriormente dal gemellaggio con l’Ufficio Migrantes di Bergamo, presente con un centinaio di rappresentanti accompagnati dal direttore don Sergio Gamberoni: è – ha detto mons. Perego – il segno della condivisione di un cammino di fede e di Chiesa”. (Raffaele Iaria)