“Incrementare il sostegno ai nuclei familiari che vogliono rientrare e il bisogno di rispondere positivamente alle richieste di proroga”. Lo ha chiesto oggi pomeriggio la Fondazione Migrantes in occasione di una audizione alle Commissioni Finanze e Tesoro di Camera e Senato nell’ambito Dello “schema di decreto legislativo recante attuazione della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale”.
“Chi parte ha sempre nel cassetto il sogno di rientrare. Oggi – ha detto la rappresentante della Fondazione Migrantes, Delfina Licata accompagnata dal Direttore Generale mons. Pierpaolo Felicolo – il sogno di rientrare è di difficile realizzazione”. La Migrantes ha dedicato l’edizione 2023 del Rapporto Italiani nel Mondo al tema del ritorno indagando i motivi che non lo rendono possibile e quanto invece, proprio alla luce della “sete demografica” avvertita dall’Italia, sia qualcosa da “incoraggiare, conoscendo il fenomeno e mettendo in atto strumenti efficaci. Le nostre osservazioni in questa sede, quindi – ha spiegato la relatrice – riguardano specificatamente il solo art. 5 dello schema di decreto legislativo relativo alla riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale dedicato al nuovo regime agevolato a favore dei lavoratori rimpatriati”. Dopo aver spiegato i compiti della Fondazione Migrantes e sottolineato che l’Italia “non ha mai smesso di essere un paese di emigrazione e non ha mai subito la trasformazione da paese di emigrazione a paese di immigrazione come erroneamente spesso sentiamo dire o leggiamo”, Licata ha evidenziato alcuni dati circa la mobilità italiana nel mondo cresciuta dal 2006 del 91% e caratterizzata, ogni anno, da giovani (il 44% tra i 18 e i 34 anni) e giovani adulti (il 24% tra i 35 e i 44 anni) e sottolineato che “il bisogno di rientro non è soltanto una necessità demografica. L’Italia ha bisogno di capitale umano e professionale plasmato dalla mobilità che è la cifra distintiva dell’epoca che stiamo vivendo. Chi parte non è mai la stessa persona di chi rientra. Il rientro dall’estero è di una persona e di un lavoratore/lavoratrice arricchito culturalmente e professionalmente proprio dall’esperienza di mobilità”. Per Migrantes il 2021 è stato l’anno nel quale si è manifestato l’impatto dell’introduzione delle nuove agevolazioni fiscali per l’attrazione di capitale umano in Italia. Il numero di rientri è, infatti, raddoppiato passando da una media di 2-3 mila all’anno ad oltre 6.500 (dati Gruppo Controesodo). Le agevolazioni hanno funzionato perché “le misure sono state disegnate dal basso guardando alle necessità italiane sicuramente, ma analizzando anche la situazione della mobilità italiana che nel frattempo, anche grazie alla pandemia mondiale da Covid-19, ha ulteriormente cambiato le sue peculiarità. Osservando chi, da dove e verso quali territori è rientrato è palese però che queste misure messe in atto debbano essere ulteriormente migliorate”. Per Migrantes non sono solo gli incentivi fiscali ad essere auspicati, ma anche “il riconoscimento della dimensione famigliare, l’accompagnamento e il sostegno della famiglia che dall’estero rientra in Italia. Non è solo l’incentivo fiscale ad essere ricercato, quindi, è ben altro. È un sistema che si prenda cura della famiglia e l’accompagni nelle fasi di transizione dall’estero all’Italia. Da qui poniamo in evidenza le numerosissime richieste di proroga che sono sottoposte all’attenzione della Fondazione Migrantes di chi aveva già strutturato un progetto di rientro e si trova in questa fase di transizione bloccato tra una decisione presa e una trasformazione in atto che mette in discussione equilibri personali e soprattutto familiari molto delicati”. I dati relativi al 2021 dei rientrati, grazie all’introduzione del DL 34/2019, sono caratterizzati dal “considerevole aumento dei rientri nelle regioni meridionali anche se il Nord, e la Lombardia in particolare, si confermano essere le aree di maggiore attrazione essendo il territorio particolarmente devoto al Terzo Settore e ricco di multinazionali”, ha concluso la relatrice della Migrantes che ha evidenziato come l’attuale mobilità, all’interno di una Italia sempre più longeva e spopolata, vede il Sud soffrire maggiormente per cui la partenza per il Meridione di Italia si trasforma in una doppia perdita, dal Sud verso il Nord (mobilità interna) e dal Nord verso l’estero (secondo percorso migratorio). Allo stesso tempo, però, è “anche vero che l’analisi della mobilità partendo sempre dalle fragilità strutturali dei nostri territori deve concentrare l’attenzione del decisore su un’altra prospettiva altrettanto importante, quella cioè che mette a confronto le aree metropolitane e le cosiddette aree interne o del margine. In questo caso l’analisi si fa ancora più complessa considerando che le aree interne non si trovano soltanto al Sud Italia ma all’interno di ogni territorio regionale e sono quelle aree che soffrono ad esempio la carenza di un sistema di trasporto idoneo o di una moderna digitalizzazione che permetterebbe di usufruire di uno smart working che sia davvero il ‘lavorare da dove si vuole quando si vuole’ e non come attualmente viene concepito in Italia, il ‘lavorare da casa’”. (Raffaele Iaria)