Liberi di partire, liberi di restare. Un diverso modo per dire il diritto di emigrare e di non emigrare. Diritto che è sempre stato rivendicato fin dal principio delle migrazioni in partenza dall’Italia e dalle nazioni europee fin dalla fine dell’800, ma che oggi sembra vacillare di fronte a tanti avvenimenti.
L’applicabilità dei diritti è compito della giurisprudenza e per questo il Master di Diritto delle Migrazioni dell’Università di Bergamo ha organizzato, nei giorni scorsi, una Giornata di Studio con il titolo “Dialogo sui diritti umani. La tutela della libertà individuale e il contrasto alle nuove schiavitù”. Paola Scevi, che da tredici anni dirige questo Master di eccellenza per chi si occupa dei temi migratori, ha condotto i lavori e svolto la relazione “La tratta di persone nel contesto dei conflitti armati. Strategie di contrasto”. Prima ancora a parlare è stato il Card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana: “Chi scappa dalla guerra, chi scappa da quella guerra che è la fame e la povertà, che è la negazione della propria dignità, avrebbe preferito restare e non partire. Dal momento che è partito, è necessario aiutarlo”. Sullo sfondo di queste parole appare evidente l’estensione della Convenzione di Ginevra del 1951 sui Rifugiati, oltre ai motivi di fuga al seguito dei conflitti armati. “Estendere la Convenzione di Ginevra sui rifugiati alla tratta degli esseri umani”, è stato uno snodo importante dell’articolata relazione della prof.ssa Scevi, che è anche membro di un gruppo di esperti del Consiglio Italiano Rifugiati.
Il Cardinale Zuppi ha ricordato che nella Bologna dell’anno Mille avvenne un’azione che unì umanesimo e utilitarismo, dando la cittadinanza a più di 5.000 persone altrimenti rimaste nel “limbo” della non-appartenenza e in balia degli sfruttatori. Con la cittadinanza si diede loro la possibilità di inserirsi nell’attività lavorativa: questo fece la fortuna di Bologna e siglò il “liber padadisus”. “
Si può rispondere con la giurisprudenza per dare diritti e fare uscire dal limbo tante persone, altrimenti soggiogate e violate. Dare loro diritti e anche doveri, per la loro e la nostra dignità.
A tal proposito la Prof.ssa Scevi ha richiamato e approfondito la Convenzione di Palermo delle Nazioni Unite sul contrasto della tratta delle persone ed il contrasto delle organizzazioni criminali. La caratteristica transnazionale delle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico delle persone e la tratta degli esseri umani, chiede la necessità di strumenti giuridici idonei a livello internazionale per poter agire con efficacia.
“Alzare muri di qualche metro, allargare muri di qualche metro, assieme alla vergognosa inconsistenza della cooperazione economica a favore di alcuni Paese”, ha detto il Card. Zuppi, “vuol dire non guardare al futuro”.
A questo futuro, costruito con la forza del diritto, si rivolge il Master di Diritto delle Migrazioni, che nel marzo del prossimo anno darà avvio ad una nuova edizione, di cui sono già aperte le iscrizioni.
(Gianromano Gnesotto)