FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Migrazioni e diaspore: preziosi strumenti di sviluppo

(3 ottobre 2014) - Il potenziale positivo e il fattore di sviluppo costituito dai migranti possono essere riscontrati guardando alle diaspore presenti nel nostro Paese, ma anche alla stima del flusso di rimesse che la Banca mondiale calcola verranno inviate nei Paesi di origine
3 Ottobre 2014

(3 ottobre 2014) - Una riflessione sul potenziale di sviluppo connesso alle migrazioni il workshop “Integrating Migration into Development: Diaspora as a Development Enabler”, appuntamento promosso il 2 e 3 ottobre 2014 alla Farnesina dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) nell’ambito del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea. Un confronto tra rappresentanti delle istituzioni, esperti e soggetti impegnati nel mondo della cooperazione per stimolare la messa in campo di strumenti utili a fare in modo che le diaspore possano fornire un contributo di crescita effettivo ai loro Paesi di origine e possano essere percepite anche nelle società di accoglienza come importante fattore di sviluppo.
Ad aprire i lavori, coordinati da Federico Soda, capo missione in Italia dell’Oim, il segretario generale del Maeci, Michele Valensise, che ha sottolineato come il tema oggetto del seminario sia “prioritario” per il ministero e continuerà ad esserlo, come evidenziato dallo stesso ministro Federica Mogherini in ultimo nel suo intervento all’assemblea generale delle Nazioni Unite, vista la dimensione strutturale e futura del fenomeno. “Abbiamo davanti agli occhi una regione particolarmente importante da questo punto di vista, quella del Mediterraneo, e l’Italia è in prima fila in quest’area in un’azione volta anche a contribuire ad un allentamento delle tensioni migratorie, oltre che al salvataggio delle vite umane – afferma Valensise, richiamando il naufragio di un anno fa, quando oltre 300 migranti morirono nel tentativo di raggiungere Lampedusa.
“L’assioma del collegamento tra migrazioni e sviluppo è più facile da dichiarare che da declinare nei suoi aspetti operativi, si tratta però – aggiunge - di una connessione che vogliamo affrontare con determinazione, non solo in ambito euro-mediterraneo”. Richiamate inoltre le situazioni di povertà, disagio sociale e spesso di conflitti che sono alla base delle migrazioni, come anche la possibilità attraverso l’adozione di best practices condivise di “arginare la rilevanza dei fenomeni criminali”. Il potenziale positivo e il fattore di sviluppo costituito dai migranti possono essere riscontrati poi guardando alle diaspore presenti nel nostro Paese, ma anche alla stima del flusso di rimesse che la Banca mondiale calcola verranno inviate nei Paesi di origine nel solo 2014: un totale di circa 436 miliardi di euro cui si aggiunge una quantità analoga inviata attraverso canali non ufficiali.
Vista la dimensione, anche finanziaria, assunta dal fenomeno, il nostro Paese – segnala il segretario generale – sta cercando di sviluppare piattaforme di partenariati con i Paesi di origine per condividere pratiche, modalità e tempi della presenza delle collettività immigrate in Italia e del loro collegamento con i luoghi di partenza. “Ma il collegamento tra migrazioni e sviluppo deve divenire sempre più evidente anche guardando oltre i nostri confini e in vista della definizione dell’agenda per lo sviluppo post 2015 – conclude Valensise. 
Il direttore generale dell’Oim, William Lacy Swing, richiama l’apporto che l’emigrazione italiana ha dato nei diversi contesti in cui si è inserita, esempio di ricchezza in primo luogo culturale connessa alle migrazioni. “Il flusso di persone in movimento, quantificato oggi in 1 miliardo di persone, è comunque destinato a crescere nel futuro – rileva – perché funzionale ai fattori demografici, alle esigenze del mercato del lavoro, al divario tra Nord e Sud e determinato da calamità naturali”. “Se riconoscessimo che il movimento delle persone è necessario per le nostre economie non accadrebbero tragedie come quella di Lampedusa né sarebbero 40 mila le morti avvenute lungo le rotte migratorie dal 2000 ad oggi – prosegue Swing, richiamando poi l’importanza delle rimesse, “una quantità di denaro paragonabile al Pil dell’Arabia Saudita oppure a quello di un Paese di media grandezza dell’Unione Europea”. “A causa della recessione molti temono questi flussi dimenticando che la disoccupazione nelle nostra società è strutturale, che la nostra stessa identità non è incontaminata ma fatta di commistioni – conclude il direttore generale dell’Oim, ricordando come per il futuro delle nostre società sarà decisiva la gestione delle migrazioni, il cui potenziale in termini di fattore di sviluppo è ad oggi largamente sottovalutato dalle politiche nazionali. Illustra come il legame tra migrazioni e sviluppo stia determinando una trasformazione della politica europea su questo fronte Helene Bourgade della Direzione generale sviluppo e cooperazione – Europeaid della Commissione Europea, che rileva in particolare l’importanza del coinvolgimento di enti locali e territoriali nella messa in atto di progetti a sostegno dei migranti, sia che riguardino aspetti quali l’inclusione che progetti di trasferimento dei capitali nei Paesi di origine.
Coinvolgimento necessario anche per Nichi Vendola, intervenuto in qualità di rappresentante del Comitato delle Regioni dell’Unione Europea e vice presidente dell’Assemblea regionale e locale euro-mediterranea. Vendola segnala l’importanza dell’operazione Mare nostrum, “coraggiosa operazione finanziata dopo il naufragio del 3 ottobre a Lampedusa che ha garantito soccorso a milioni di persone, soprattutto rifugiati” e che, nonostante le difficoltà più volte manifestate da parte anche di esponenti del governo italiano, ritiene debba proseguire, per evitare che quel mare “noto per essere fondamento di civiltà” divenga ancora una volta “un immenso cimitero liquido, la discarica in cui precipitano le contraddizioni di una cattiva globalizzazione”. Non avrebbe lo stesso risultato Frontex, sostiene il presidente della Regione Puglia, perché quest’ultima è “essenzialmente controllo delle frontiere” e “il rafforzamento dei controlli e delle misure alle frontiere è indispensabile per combattere un nemico”. “Il punto è definire quale sia questo nemico – avverte Vendola, segnalando come “l’immigrazione clandestina sia espressione ambigua perché può rimandare ai trafficanti, che senza dubbio vanno repressi, oppure possa sottendere una criminalizzazione dei migranti, che non sono gli autori della loro clandestinità ma le principali vittime”. “Penso che in questo momento debba prevalere l’obbligo internazionale di salvare vite umane e di rispettare il diritto di asilo nell’Unione Europea – prosegue Vendola, sottolineando come “l’Europa debba rimanere luogo di rifugio per le persone bisognose di protezione internazionale” e come l’idea stessa di Europa sia “un’idea di civiltà, di accoglienza, di mescolanza delle culture e convivenza”. Per il vice presidente di Arlem è poi essenziale la coerenza tra politiche europee di cooperazione e sviluppo e politiche di immigrazione, dunque è necessario potenziare la capacità di sviluppo rappresentata dai collegamenti delle diaspore con i loro Paesi di origine, specie con il supporto degli enti locali, e aprire canali di immigrazione regolari “attraverso una mirata politica dei visti ed un confronto serio degli Stati sulle modalità di ingresso nel loro territorio”. “Il nuovo establishment europeo – conclude Vendola - deve impegnarsi perché il Mediterraneo torni ad essere un luogo di sviluppo e cooperazione per i popoli che lo abitano e non un segno di morte e sventura”.(Inform)

Video di Migrazioni e sviluppo

Rimesse ai Paesi di origine e sviluppo