La mobilità tra regioni e tra Paesi è una scelta che sempre più giovani, anche qualificati, vedono come un’opportunità per aprirsi al mondo, realizzarsi, acquisire nuove competenze e fare esperienze lavorative e personali. Ma è un fenomeno che non riguarda solo loro: ci sono anche scelte di vita che coinvolgono altre fasce di popolazione. Il Trentino, inoltre, è un territorio che vede ancora crescere la sua popolazione, nonostante il saldo naturale negativo. Se ne è parlato ieri, presso la sala Belli del palazzo della Provincia, dove sono stati presentati i contenuti del Rapporto Italiani nel Mondo 2023 della Fondazione Migrantes nell’ambito dell’appuntamento “Nuova mobilità dal Trentino all’estero – Rilevanza ed effetti sul territorio”.
Giovanni Gardelli, dirigente generale Provincia autonoma di Trento, ha evidenziato in apertura come il tema trattato nell’incontro fosse di grande attualità e importanza anche per il confronto sulle politiche di sviluppo e sull’attrattività del territorio. Delfina Licata – sociologa delle migrazioni e curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes – ha presentato i principali contenuti del RIM che, ha ricordato, è nato nel 2006. Complessità, ha spiegato, è la parola che descrive attualmente il fenomeno della mobilità italiana. Ha fornito alcuni dati: nel 2023 gli italiani iscritti all’Aire erano 5.933.418; presenti soprattutto in Europa (54,7%) e America, ma anche in misura minore in tutti gli altri continenti. In Argentina, Germania, Svizzera, Brasile, Francia, Regno Unito e Stati Uniti ci sono le comunità di italiani più numerose. Le regioni con il maggior numero di partenze sono Sicilia, Lombardia, Campania, Veneto, Lazio e Calabria. Si parte, ha spiegato Licata, anche dalle regioni italiane dove vi sono università prestigiose o dove le persone hanno fatto già un’esperienza di migrazione per motivi di studio o lavoro provenendo da altri territori. Dal 2006 al 2023 la presenza strutturale italiana all’estero è cresciuta del 91%. La comunità italiana all’estero sta ringiovanendo. Negli stessi anni si registra un aumento del 188% degli iscritti all’Aire che hanno tra 18 e 40 anni; sono cresciuti del 78,3% i minori e del 175% i nati all’estero. Si tratta, ha evidenziato Licata, di una comunità che cresce. Nell’ultimo anno le partenze hanno interessato in misura maggiore i giovani dai 18 ai 34 anni di età ma sono in aumento anche gli anziani.
La situazione trentina è stata approfondita da Vincenzo Bertozzi, dirigente dell’Ispat. Fino agli anni ’40, ha spiegato, il Trentino era terra di emigrazione, successivamente il trend si è invertito. Dagli anni ‘90 si sono registrati un saldo naturale e un saldo migratorio positivi. Dal 2015 il saldo naturale è diventato negativo e il saldo migratorio pur positivo si è ridotto. Trentino e Alto Adige, ha spiegato Bertozzi, sono comunque tra i territori che vedono crescere la popolazione. Bertozzi ha fornito alcuni dati. I movimenti con le altre regioni italiane, come iscrizioni e cancellazioni dall’anagrafe, rappresentano il 70% circa del totale. In entrata si tratta prevalentemente di spostamenti di breve raggio. Anche le cancellazioni dall’anagrafe in Trentino riguardano in particolare movimenti verso le regioni limitrofe, ma non solo. I cittadini italiani che hanno lasciato il Trentino per altre regioni sono stati circa 3000 nel 2022. Nello stesso anno sono state circa 1000 le persone che si sono cancellate dall’anagrafe trentina per andare all’estero. Tra i nuovi iscritti in Trentino metà arrivano dalle regioni europee ma una zona di partenza è anche il Sudamerica. Chi si cancella dall’anagrafe trentina si dirige verso regioni europee per il 77%, scegliendo in particolare Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera, Spagna. Tra le mete preferite vi sono anche America del sud e del nord. Poco meno del 60% delle persone che si cancellano dalle anagrafi dei comuni trentini per trasferirsi all’estero ha un’età compresa tra i 18 e i 39 anni (meno del 50% nel caso dei trasferimenti verso altre regioni italiane), mentre meno del 20% ha un’età compresa tra i 40 e i 64 anni. Se all’inizio del periodo osservato (2012) circa il 50% delle persone che si cancellavano dalle anagrafi dei comuni trentini per trasferirsi all’estero possedevano un titolo di studio basso, negli anni più recenti questa percentuale si è ridotta considerevolmente arrivando al 30% circa mentre è quasi raddoppiata la quota di cancellati in possesso di un titolo di studio elevato, che arriva a circa il 37% nel 2021.
Sabrina Berlanda, ricercatrice Senior della Fondazione Franco Demarchi, ha presentato l’indagine sulla Mobilità Transnazionale Giovanile in Trentino sul tema “Orizzonti Globali, Radici Locali”. Obiettivo dell’indagine è ampliare la conoscenza e la comprensione del fenomeno della nuova mobilità, esaminandolo mediante l’intreccio tra conoscenza scientifica e l’esperienza vissuta in prima persona da alcuni protagonisti. Per realizzare l’indagine, ha spiegato, si raccolgono le disponibilità a portare la propria testimonianza di persone che per il loro lavoro o la loro storia di vita conoscono il tema delle migrazioni trentine, o di persone che si sono trasferite all’estero (dal 2009 in poi) e che all’epoca della partenza avevano tra i 18-34 anni, o ancora di persone che vivono in Trentino ma sono coinvolte dagli effetti che derivano dalla partenza dei/delle giovani (es. famiglie, amici e altri membri della comunità). Berlanda è intervenuta inoltre sul tema della mobilità giovanile evidenziando la complessità del fenomeno. Oggi ci si sposta più facilmente da un paese all’altro. La mobilità rappresenta uno snodo cruciale intorno a cui molti giovani riorganizzano la costruzione del lavoro, dei rapporti familiari, del proprio senso d’identità culturale e della cittadinanza. Oggi si assiste, ha aggiunto, ad un progressivo affermarsi dell’ideale di una cittadinanza europea. I giovani che vivono all’estero tendono però a mantenere forti legami con l’ambiente di origine. All’idea della mobilità obbligata, ha aggiunto, si aggiunge ora una visione della mobilità come naturale, per generazioni abituate a viaggiare e con un’identità internazionale e plurilingue. La nuova mobilità è vista dunque come un valore e un’opportunità da incentivare, che se da una parte comporta costi, offre nuove risorse in termini di riorganizzazione e cambiamento, crescita e sviluppo di competenze, esperienze, connessioni e relazioni.
Del tema “Territori e migrazioni tra passato e presente” ha parlato, in collegamento, Edith Pichler, consultrice e docente di Sociologia delle migrazioni dell’Università di Potsdam. Le mete di oggi, ha spiegato, sono per lo più metropolitane e urbane. Le reti sociali inoltre sono caratterizzate anche dalla dimensione virtuale. Non si parte, ha spiegato, solo da zone dove c’è un malessere economico ma spesso per ragioni legate all’affermazione professionale o per fare esperienze. All’incontro sono intervenuti anche Francesco Bocchetti dell’Associazione Trentini nel Mondo, che ha parlato degli incontri “Generazioni in mobilità” e Mauro Verones dell’Unione delle Famiglie Trentine all’estero che ha illustrato il progetto “Oriunde”.
L’appuntamento è stato moderato da Ileana Olivo, dirigente dell’Umse coesione territoriale valorizzazione capitale sociale trentino all’estero.