FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Mons. Galantino: la Chiesa italiana apre le porte ai migranti

(1 giugno 2016) - Il presule parla anche della possibilità di offrire un permesso di protezione umanitaria a tutti i migranti ospitati in strutture da oltre un anno e che oggi costituiscono un popolo che si allarga sempre più. In questo modo si ripartirebbe dalla legalità per costruire successivamente percorsi di giustizia e di solidarietà
1 Giugno 2016
(1 giugno 2016) - “La partenza di migranti in fuga da situazioni drammatiche avviene sempre più in situazione di insicurezza, attraverso trafficanti senza scrupoli, al punto tale da rendere difficile ogni soccorso soprattutto in acque libiche non presidiate dalle operazioni di salvataggio delle navi europee. Quelle morti sono uno schiaffo alla democrazia europea, incapace di salvaguardare e proteggere persone in fuga da situazioni create anche dalla politica estera e da scelte economiche europee”. A dirlo questa mattina, in una intervista a “La Repubblica, è il segretario Generale della CEI, Mons. Nunzio Galantino, commentando le recenti morti – circa 1000 – dei nubifragi di migranti. Il presule evidenzia la mancanza di “coraggio” nel creare “canali umanitari” - previsti dal diritto internazionale - verso i Paesi disponibili all' accoglienza, “per favorire partenze in sicurezza ed evitare violenze, sfruttamento e morti”. Nell’intervista a Paolo Rodari il Segretario Generale dell’Episcopato Italiano parla anche della proposta del Viminale di realizzare degli hotspot in mare per identificare i migranti. “L' hotspot è una riedizione in brutta copia dei luoghi di trattenimento di persone”, evidenzia Mons. Galantino sottolineando che Organizzazioni internazionali a tutela dei diritti umani, come la Fondazione Migrantes e la Caritas Italiana, hanno già ricordato che i migranti salvati in mare hanno “il diritto, sulla base di una storia personale e non di una lista di cosiddetti ‘paesi sicuri’, di presentare domanda d' asilo e al ricorso se una domanda non venisse accolta. Sulle navi questo percorso di protezione internazionale non è possibile. Come non è pensabile l' utilizzo di navi destinate al soccorso per far stazionare nel Mediterraneo migliaia di persone in attesa di una non precisata destinazione. A meno che le si voglia riportare nei porti della Libia e dell' Egitto, condannandole a nuove forme di sfruttamento”. Mons. Galantino ricorda l’accoglienza ai migranti nelle diocesi e parrocchie italiane che hanno messo a disposizione oltre 2mila strutture per ospitare più di 23mila richiedenti asilo e rifugiati, quasi 5mila dei quali solo grazie ai contributi dei fedeli. “In collaborazione con i Comuni italiani – spiega - cerchiamo inoltre di favorire sul territorio un' accoglienza diffusa, attraverso un accompagnamento personalizzato dei 120mila giovani che sono arrivati tra noi. Le iniziative avviate da Caritas e Migrantes vogliono diventare percorsi di inclusione e integrazione sociale, fino a valutare - ed è la proposta CEI di 1000 microrealizzazioni - anche un rientro assistito in patria. Un conto è riempirsi la bocca di aiutare le persone a casa loro e un conto è realizzare - grazie anche a una rete di centinaia di associazioni e Ong cattoliche riunite nella Focsiv da 40 anni - concreti progetti di cooperazione internazionali nei Paesi d' origine dei migranti”. L' accoglienza dei richiedenti asilo – aggiunge poi il segretario generale della CEI - deve essere strutturata in tutti i 28 Paesi europei. “Non si possono, infatti, salvare le persone e poi non offrirgli una possibilità di futuro”. Una seconda azione concreta rimane quella di organizzare "corridoi umanitari". In questo modo “si eviterebbe – spiega - anche la crescita di una tratta di esseri umani oggi gestita da mafie e da terrorismo”. Il presule parla poi della possibilità di “offrire un permesso di protezione umanitaria a tutti i migranti ospitati in strutture da oltre un anno e che oggi costituiscono un popolo che si allarga sempre più. In questo modo si ripartirebbe dalla legalità per costruire successivamente percorsi di giustizia e di solidarietà”.

Intervista a "La Repubblica .it"