Nuove cittadinanze e nuove mobilità sintetizza molto bene le caratteristiche del cammino degli italiani nel mondo oggi. Lo ha detto ieri sera, in un messaggio video, mons. Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes intervenuto alla serata conclusiva della Festa dell’Unità svoltasi a Bologna (qui il testo dell'intervento). Per il presule l’Italia “non ha mai smesso dal dopoguerra ad oggi di vedere un’altra Italia nel mondo. La miseria dopo la guerra, la mancanza di lavoro, la richiesta di lavoro in altri Paesi nel contesto europeo ed extra europeo ha messo prima in cammino di uscita dal paese milioni di italiani e poi – con il boom economico – in cammino di ritorno.
A metà degli anni ’70 l’Italia diventava soprattutto Paese di immigrazione, per ritornare ad essere in questi ultimi anni un Paese ancora anche di emigrazione. Oltre al lavoro, anche lo studio, una nuova storia familiare, la ricerca di una serena vita negli ultimi anni sono le ragioni della mobilità italiana’. Annualmente, dal 2015, oltre 100 mila connazionali, con la sola motivazione espatrio, sono partiti dall’Italia iscrivendosi all’AIRE: erano 94 mila nel 2014, sono quasi 131 mila nell’ultimo anno: la crescita degli emigranti negli ultimi 15 anni è stata di oltre il 76%.
Se consideriamo tutte le motivazioni, però, le iscrizioni arrivano, annualmente, a circa 200 mila, 250 mila nell’ultimo anno:’ è come se avessimo perso, ogni anno, in Italia dal 2015 una città come Trieste, Padova o Messina ed è come se fosse effettivamente stata realizzata all’estero la ventunesima regione d’Italia con quasi 5,5 milioni di residenti totali.
“L’unica Italia a crescere oggi è quella che vive nel mondo: l’unica comunità che cresce di un’Italia sempre più longeva e spopolata è quella che risiede all’estero!”, ha detto mons. Perego. Il presidente della Migrantes sottolinea che il numero degli italiani nel mondo è sostanzialmente pari al numero degli immigrati in Italia: La mobilità “ha cambiato l’Italia e ha cambiato gli italiani , forse, può essere considerato l’elemento più importante di cambiamento sociale, economico, culturale, anche religioso dell’Italia degli ultimi anni.
Purtroppo, però la mobilità non è stata sufficientemente governata: non solo la mobilità degli italiani nel mondo, ma anche dei "nuovi italiani", dei migranti arrivati per lavoro, studio, vita familiare o protezione internazionale. La mobilità – ha aggiunto – trova nel riconoscimento di una nuova cittadinanza l’elemento più importante di governo. Se una persona, un bambino, un giovane e un adulto, un uomo e una donna che cerca di costruirsi un futuro in un altro Paese non trova una città – l’ospedale, la chiesa, la scuola, la fabbrica e la bottega – che lo accoglie, lo riconosce, lo rende partecipe da subito alla vita della città e non lo lascia ai margini, nasceranno distanze, incomprensioni, violenze, delusioni: si affiancheranno due città diverse”. All’ incontro sul tema degli italiani nel mondo è intervenuta anche la curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo, Delfina Licata.