FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Nel viaggio della vita, Lampedusa chiama e la Migrantes risponde

(15 giugno 2015) - Il giovane viaggiatore comprende la diversità di quello che lo circonda e scopre l’importanza della convivenza fra diverse generazioni e diverse culture
15 Giugno 2015
(15 giugno 2015) - A conclusione del secondo anno di formazione del percorso interculturale “Il viaggio della vita”, proposto dalla Fondazione Migrantes e rivolto a un gruppo di giovani dell’istituto “L. Pirandello” di Lampedusa, proprio negli ultimi giorni dell’anno scolastico sono state programmate, dall’equipe educativa guidata da Germano Garatto, delle intense mattinate di attività, ottime occasioni in cui potersi mettere alla prova con i più piccoli. Le giornate, ricche di laboratori pensati per gli alunni della scuola secondaria di primo grado dell’unico Istituto dell’Isola, si sono svolte all’interno della “Casa della Fraternità”, una struttura della parrocchia di Lampedusa da sempre fulcro di importanti momenti di ricerca e consapevolezza come quest’ultimo. Indirizzati dai loro formatori, i futuri animatori hanno organizzato per i bambini dei giochi ma anche, appunto, dei momenti di riflessione sui tanti percorsi di vita. Collegandosi alla storia che durante quest’anno ha accompagnato trasversalmente un po’ tutti gli alunni della scuola, ossia quella di un ragazzo che decide di partire alla ricerca del “senso della vita e del mondo”, si prova semplicemente a rispecchiare questa scelta a quella che potrebbe fare uno di loro e ripercorrere tale percorso scoprendolo molto simile a quello di cui sono stati diretti testimoni. A un gruppo di bambini che vivono su un’isola, scenario inoltre dell’approdo di moltissimi viaggiatori, sicuramente gli esempi e i paragoni non sarebbero mancati e con gli stimoli giusti avrebbero colto sfumature diverse rispetto a quelle che spesse volte sono dedotte da chi le osserva da lontano. E così vengono raccontate le storie di amici e parenti che per intraprendere la loro particolare ricerca abbandonano gli affetti più cari, la propria casa e si trasferiscono, lontano, nelle grandi città. Ma anche quelle affrontate dai migranti che lasciano proprio tutto, nulla di quanto hanno lo portano dietro, solo i ricordi, e si avventurano alla ricerca di una qualsiasi vita sicuramente migliore. Il giovane viaggiatore comprende la diversità di quello che lo circonda e scopre l’importanza della convivenza fra diverse generazioni e diverse culture, loro la colgono a partire dalla famiglia, nei momenti belli e brutti che attraversa, ma anche nella società che paradossalmente solo oggi è definita multietnica. Affrontano quello che per la loro età può essere definito dolore, dovuto all’isolamento da parte di un gruppo o alla prepotenza di un compagno “bullo”, ma anche quello di chi vive sottomesso alla guerra, che non potendo lottare è costretto a resistere per non soccombere del tutto. Nelle piccole e grandi battaglie che s’incontrano  non resta altro che “fidarsi” e fortunatamente accanto vi sono genitori e molti amici di cui poterlo fare ciecamente, in mezzo al mare ci sono anche tanti uomini giusti che salvano quanti si ritrovano in balia delle onde. In quelle ore di laboratori capiscono che quanto hanno ascoltato da Germano è accaduto nella vita di qualcun altro e tuttora accade realmente nella loro vita vissuta su una piccola isola, nella vita di ogni ragazzo che attraversa il mare. Tutto quanto viene rappresentato a gesti, a parole, tutto il loro corpo comunica in ogni forma espressiva ciò che hanno compreso del “senso della vita e del mondo”, perché non occorre guardare lontano, basterebbe guardare dentro di sé, o guardare davanti a sé, dove per l’occasione si presenta il Coro dell’ufficio Migrantes della Diocesi di Messina. I ritmi trascinanti della loro musica, il carisma gradualmente svelato di ogni singolo elemento, la sensibilità d’animo del diacono Santino Tornesi, la profondità del direttore Dieudonne Badji, la simpatia di C. e P., migranti ospiti di un Centro per minori, sono molto invitanti e dolcemente grazie a loro ognuno riesce nuovamente a scavare nel pozzo del proprio cuore e far sgorgare ancora un po’ di “acqua viva”. È soprattutto insieme che si diventa “un grande dono di Dio”. All’istante è tutto carico di emozioni e sensazioni che difficilmente si riesce a raccontare, ma quando anche a distanza di giorni un canto, un suono, una melodia, un ritmo, per alcuni anche più di uno, risuonano nella mente ci si rende conto che qualcosa è avvenuto su quest’isola di passaggio, o meglio di passaggi. Tanti, infatti, attraversano questa terra così speciale e, appunto, solo le persone speciali riescono ad animarla, a darle un po’ del loro soffio che viene dal cuore, quel soffio che esce anche attraverso il canto e che smuove proprio tutto come fa il vento, quel vento che gonfia le vele di questo straordinario viaggio che è la vita.
(Maria Veronica Policardi - referente Ai.Bi. di Lampedusa)