FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Partire da lontano e approdare in Sicilia

(21 aprile 2015) - Approdare in Sicilia, poi un volo d'urgenza verso l'ospedale per un richiamo alla vita che non può attendere oltre
21 Aprile 2015
(21 aprile 2015) - Partire da lontano, molto lontano. Viaggiare attraverso l’Africa. Approdare in Sicilia, poi un volo d'urgenza verso l'ospedale per un richiamo alla vita che non può attendere oltre. Un richiamo che ha visto nascere a Ragusa Ibla, i primi giorni dello scorso ottobre,  Mary e Mercy. Insieme.
Insieme perché gemelle, ma insieme perché con loro sono rinati alla vita anche i genitori nigeriani delle due bambine, oggi titolari di un regolare permesso di soggiorno. La giovane mamma, al nono mese di gravidanza, ha raggiunto il marito, già in Italia da qualche mese. Raccontano i medici che appena ricoverata in ospedale per il parto, la signora ha dato un recapito telefonico, pregandoli di avvertire il marito affinché potesse raggiungerla. Accolto nella struttura del progetto SPRAR "Famiglia amica" gestito dalla Fondazione San Giovanni Battista, il nucleo familiare ha deciso di far battezzare le due figlie nella chiesa “Sacro Cuore di Gesù” di Ragusa. Il rito dell'accoglienza cristiana supera barriere e diventa festa condivisa.
In chiesa ci sono ragazzi musulmani, tanti amici della coppia nigeriana, responsabili del progetto, fedeli che comunemente vivono le attività della parrocchia. A celebrare la liturgia, officiata in lingua italiana ed inglese, è padre Cesare Geroldi. “È stata una festa bellissima – spiega Pinuccia Cavalieri, responsabile del progetto SPRAR – un momento di reale integrazione e comunione. Da un momento di sofferenza è scaturita la possibilità di incontrare gli attuali padrini e madrine delle due bimbe. Grazie al lavoro del progetto cerchiamo di dare il massimo aiuto a queste persone nel cammino di integrazione nel nostro Paese”. Il rito ha permesso ai tanti presenti di assistere a un momento animato e ritmato dai ragazzi nigeriani.
“Il gruppo dei parrocchiani – prosegue Pinuccia Cavalieri – era piacevolmente sorpreso e ci ha chiesto di accompagnare più spesso i nostri ragazzi in parrocchia”.
“Se riuscissimo ad inserire queste persone nelle nostre comunità – afferma padre Cesare – ne guadagneremmo non poco in termini di vivacità e partecipazione. È una testimonianza forte quella di chi ha superato il dolore del distacco dalla terra di origine, ha attraversato il mare ed oggi trova qui la voglia e la forza di celebrare la vita”. Al termine della celebrazione, gli spazi della struttura hanno ospitato una piccola festa all'insegna della gioia, della musica e della condivisione.

(Antonio La Monica - Migrantes Ragusa)