Cari fratelli e sorelle,
celebriamo oggi l’Eucaristia in questa basilica che racchiude tra i tesori più importanti dell’arte italiana – dal Crocifisso di Giotto alla Trinità del Masaccio, alle storie della Vergine del Ghirlandaio – che ci accompagnano nei misteri fondamentali della fede. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio, parola di vita.
La prima lettura che abbiamo ascoltato è tratta dal libro dell’Esodo. Il libro dell’Esodo racconta il cammino del popolo d’Israele. L’Esodo è anche la cifra del cammino di ogni uomo: un cammino di libertà e di liberazione, talora una fuga da ingiustizie, un cammino di speranza. Un cammino originale per ogni uomo e per ogni popolo, sempre diverso, legato alla storia.
Quasi sempre un cammino che vede un cambiamento del luogo di vita, del paese: è il cammino dei migranti che conosciamo. Per qualcuno è anche un cambiamento di stile di vita, culturale e sociale, un passaggio esistenziale. È un cammino talora improvviso, come per Mosè nella pagina che abbiamo ascoltato. Il roveto diventa per Mosè il segno della presenza di Dio nella storia, ma anche il luogo dove Dio invita Mosè a intraprendere il cammino. Un cammino per il popolo, per la salvezza del popolo.
Le migrazioni sono sempre un cammino per trovare la pace, la giustizia, la libertà. Le migrazioni nascono e accompagnano i bisogni fondamentali dell’uomo: “Le migrazioni costituiranno un elemento fondante del futuro del mondo” (F.T. 40), scrive papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. E i protagonisti di questo cammino sono sempre coloro che riconoscono Dio: i piccoli, in particolare, ci ricorda la pagina evangelica di Matteo. I piccoli sono i protagonisti delle beatitudini che riconoscono Dio e si mettono in cammino. Anche Dio sceglie di camminare tra gli uomini dalla creazione fino all’umanità di suo Figlio, che ha camminato in mezzo a noi facendo del bene.
I piccoli sono anche i migranti, che lasciano tutto affidandosi a Dio nel loro cammino, e affidandosi anche a chi li accoglie. “La Parola di Dio – ci ha ricordato papa Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium – insegna che nel fratello si trova il permanente prolungamento dell’Incarnazione per ognuno di noi: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Quanto facciamo per gli altri ha una dimensione trascendente: ‘Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi’ (Mt 7,2)” (E.G. 179).
Cari fratelli e sorelle, celebrare l’Eucaristia, pane del cammino, in questa basilica dell’Ordine domenicano, a 800 anni dalla morte di san Domenico, avvenuta a Bologna il 6 agosto del 1221, significa condividere con i Domenicani una storia di evangelizzazione e di promozione umana fondata sul cammino e sull’attenzione preferenziale per i piccoli e i poveri. Ieri come oggi. Nel loro cammino san Domenico e i Domenicani hanno cercato la persona, tutelato la dignità di ognuno come figli e fratelli: come Bartolomeo de Las Casas, che difese la dignità e la terra degli Indios dai soprusi colonialisti o Gerolamo Savonarola, ferrarese, che visse nel convento di San Marco e richiamò la giustizia in questa città di Firenze, pagando con la sua vita. Il cammino di evangelizzazione, ci hanno insegnato san Domenico e i Domenicani, non è contrapposto alla promozione umana, ma la fonda e la promuove.
Cari fratelli e sorelle, il Signore ci renda capaci di condividere il cammino dei migranti, luogo di evangelizzazione e di promozione umana, segno dei tempi, che ci ricorda come Dio rinnova il mondo a partire dagli ultimi. E preghiamo con papa Francesco: “Madre del Vangelo vivente, sorgente di gioia per i piccoli, prega per noi”. Così sia. Alleluia.
S.E. Mons. Gian Carlo Perego
Presidente Cemi e Migrantes
Omelia del 14 luglio 2021 – Firenze, Santa Maria Novella