Lo Speciale del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes 2022 è dedicato allo studio dei Comitati degli Italiani all’Estero (Comites) e del loro ultimo rinnovo avvenuto a dicembre 2021. I Comites sono organi elettivi senza fini di lucro ed apolitici che raccolgono e rappresentano le esigenze dei cittadini italiani residenti all’estero. Questi organi (i cui membri non percepiscono remunerazione per la loro attività di volontariato) si interfacciano nei rapporti con le istituzioni italiane insieme alle quali promuovono, nell’interesse della collettività italiana residente nella circoscrizione, tutte quelle iniziative ritenute opportune in materia di vita sociale e culturale, assistenza sociale e scolastica, formazione professionale, settore ricreativo e tempo libero.
In particolare, sono stati presi in considerazione diciassette paesi del mondo: Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Francia, Germania, Irlanda, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Sudafrica, Svizzera, Tunisia, Ungheria, Uruguay e Venezuela. L’analisi ha riguardato i risultati e le caratteristiche di ogni singolo Comites di ciascuna nazione considerata, mettendo in relazione il passato con il presente, evidenziando mutamenti e recenti innesti, continuità progettuali e nuovi percorsi intrapresi.
Il Comites diventa in queste pagine occasione di analisi e di riflessione sulla mobilità italiana che ha abitato e abita quel luogo – inteso nel duplice significato di nazione e città – e sulla capacità che ha avuto e che ha di intessere relazioni con la comunità italiana lì residente. La presenza di un Comites operativo significa avere una comunità organizzata che accompagna i nuovi arrivi e supporta i lungoresidenti dialogando e confrontandosi per le naturali difficoltà intergenerazionali che si vengono a presentare. Un cammino del fare, quindi, irto di difficoltà dovute al costante mutamento dei protagonisti della mobilità, delle loro necessità e delle condizioni storiche, sociali, politiche, economiche e culturali in cui avviene la migrazione. Vi sono, d’altra parte, Comitati in crisi per gli stessi motivi perché non ritenuti rappresentativi della realtà, ma ancorati a un passato che non ha più senso di esistere se non riletto alla luce dei cambiamenti nel frattempo occorsi.
I Comites possono a ragione essere tacciati di scarsa – o nessuna – rappresentanza quantitativa della comunità, vista la platea estremamente esigua che li ha eletti.
Tuttavia – ed è qui il paradosso – vista la composizione socioeconomica e culturale delle liste è ragionevole affermare una loro forte rappresentanza qualitativa della nuova realtà italiana nel mondo, con l’emergere di nuove generazioni, nuovi profili professionali, comunità di cittadinanza italiana recente, ed una continuità con le strutture della vecchia emigrazione.
Una parte degli elettori italiani, residenti in Italia e fuori dei confini nazionali, resta contraria al voto all’estero così come è stato riformato: permangono, cioè, ancora irrisolte alcune criticità note come la difficoltà di garantire la personalità, la libertà e la segretezza del voto. Sfiducia e opposizione al voto possono trovare nell’astensionismo una forma legittima di protesta. Ma ciò che i dati sull’affluenza suggeriscono è che con il passar degli anni è venuta meno la spinta propulsiva che ha riformato il voto degli italiani all’estero, e la generazione che l’ha promossa. Una parte sempre maggiore di elettori, e tra questi segnaliamo gli italodiscendenti e i neo-immigrati dall’Italia, non ha fatto parte di quella “battaglia” per il voto all’estero e potrebbe sentirsi in qualche maniera slegata dal diritto-dovere di votare. Portare (o riportare) questi elettori alle urne è senz’altro una delle sfide più urgenti per contrastare l’astensionismo crescente.