Lo scorso 16 aprile il Consiglio Episcopale Permanente della Cei ha apportato importanti novità nel documento delle “Convenzioni per il servizio pastorale”, aggiornamenti che entreranno in vigore dal primo settembre prossimo. Si apprende dalla bozza, secondo il sito della Fondazione Missio, che i presbiteri stranieri che verranno a svolgere il servizio pastorale nelle diocesi italiane potranno rimanere per un periodo massimo di nove anni e dovranno conseguire un attestato di lingua italiana di livello A1 e A2. La novità nasce da “un’esigenza pastorale” come ha spiegato don Giuseppe Pizzoli, direttore dell’Ufficio Nazionale di Cooperazione Missionaria tra le Chiese, ovvero consentire ai preti stranieri che entrano nel sistema di sostentamento clero di officiare la messa nella lingua del Paese ospitante, in questo caso in italiano. Invece la decisione di mettere un tetto massimo di nove anni di permanenza ai preti stranieri in Italia è legata all’esigenza di “non impoverire le Chiese diocesane di incardinazione di questi presbiteri”. Vale a dire far tornare questi presbiteri nei loro Paesi di origine. Così spiegano dall’Ufficio Nazionale di Cooperazione Missionaria tra le Chiese. I sacerdoti ospiti potranno seguire i corsi di lingua italiana presso il CUM – Centro Unitario Missionario, organismo di riferimento della CEI, a partire dal prossimo anno, e presso gli istituti presenti nel territorio delle diocesi dove i sacerdoti sono ospiti. Inoltre i Centri Missionari Diocesani sono chiamati ad un maggior coinvolgimento nel percorso di permanenza dei presbiteri ospiti.
L’ultima novità importante del documento riguarda l’introduzione di una convenzione ex-novo: “il servizio di Cooperazione tra le diocesi italiane”. Questa punto è stato introdotto per favorire la mobilità dei sacerdoti italiani da una diocesi all’altra del Paese. La nuova modulistica sarà disponibile da fine luglio sul sito missioni.chiesacattolica.it.
Nicoletta Di Benedetto