FONDAZIONE MIGRANTES
ORGANISMO PASTORALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Sea-Watch: un battello da pesca, un manipolo di volontari, centinaia di vite salvate

(28 settembre 2015) - La missione umanitaria fa base a Lampedusa e ha già partecipato a diverse operazioni di salvataggio nel Canale di Sicilia
28 Settembre 2015
(28 settembre 2015) - Dalla Germania a Lampedusa per salvare quante più vite possibili tra quanti cercano disperatamente di approdare sulle coste europee. È la missione di Sea-Watch, imbarcazione impegnata dallo scorso mese di giugno nelle operazioni di ricerca e salvataggio di migranti nel Canale di Sicilia, al fianco delle navi della Marina Militare e della Guardia Costiera italiana. Il natante, di proprietà di un imprenditore tedesco, fa base a Lampedusa e imbarca diversi professionisti, arruolatisi ​come volontari. Esperti nautici, medici, motoristi, giornalisti… sono solo alcune delle professionalità che hanno sentito il dovere morale di mettere al servizio della causa umanitaria le proprie competenze e sono salpate alla volta della più grande delle isole Pelagie. Lo hanno fatto partendo da un Paese, la Germania, in cima alla lista dei desideri dei profughi, in ragione di un sistema di accoglienza tra i più efficienti e delle maggiori opportunità offerte dal welfare tedesco.
​L'iniziativa umanitaria è condotta esclusivamente con fondi privati e rappresenta in tal senso un’esperienza di grande rilievo. La missione vede impegnato un battello da pesca che, nonostante gli anni di servizio, riesce a solcare le onde del Mediterraneo e ad affrontare le emergenze con grinta e dedizione. “In Germania il nostro progetto ha toccato la sensibilità di molti, generando diverse donazioni che ci permetteranno di acquistare una nuova imbarcazione”, spiegano dall’organizzazione.
Sea-Watch nasce con l’obiettivo di svolgere un’attività di pattugliamento nel Canale di Sicilia, in modo da segnalare la presenza di imbarcazioni in difficoltà nella zona SAR. La base legale del progetto, infatti, è costituita dall’art. 98 della Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare, che sancisce l’obbligo di prestare soccorso a chiunque si trovi in mare in condizioni di pericolo.
La sinergia con le unità navali della Guardia Costiera italiana si è rivelata provvidenziale in più di un’occasione. Nel corso dei mesi estivi è capitato, infatti, che i mezzi navali italiani ricevessero anche dieci richieste di soccorso contemporaneamente. In questi frangenti i volontari tedeschi hanno apprestato i primi soccorsi, distribuendo giubbotti di salvataggio e mettendo in mare i propri gommoni di salvataggio gonfiabili. La prontezza dei soccorsi ha così permesso alle unità impegnate nel Canale di Sicilia di portare in salvo anche quattromila persone in un solo giorno.
In questi mesi, marinai di Sea-Watch hanno fatto esperienza della morte, hanno conosciuto la solitudine del mare, hanno toccato con mano la disperazione di chi aveva perso i familiari nella traversata e hanno gustato la felicità di salvare una vita. Non è stato facile per molti dovere raccogliere i cadaveri di chi non ce l’aveva fatta a coronare il proprio sogno di libertà. Alcuni marinai hanno dovuto fare ricorso a un sostegno psicologico specialistico per alleviare lo stress emotivo e psicologico sostenuto. Altri hanno avuto la fortuna di tornare in Germania conservando negli occhi i volti di quanti erano riusciti ad arrivare alla meta sospirata. È facile immaginare che Sea-Watch cambierà le vite di questi volontari. Di sicuro lo farà con le persone che hanno contribuito a salvare.
(Luca Insalaco - Lampedusa)