(2 maggio 2014) - Martedì 6 maggio, alle ore 10, presso il Dipartimento di Scienze della Formazione, Aula Volpi- Via Milazzo 6 Roma, si terrà una giornata di dibattito in cui esperti e studiosi sperimentano un confronto diretto con alcuni giovani rom.
Per chi lavora alla effettiva inclusione dei rom nel nostro paese, i giovani rom rappresentano allo stesso tempo la principale speranza e preoccupazione.
Nei loro confronti il razzismo e la segregazione che molti dei rom subiscono appare ancora più grave perché nasconde e rischia di annullare traiettorie di vita che già si sono costruite a stretto contatto con i coetanei, condividendo stili e pratiche di vita quotidiana che vanno dalla cura dell'abbigliamento all'utilizzo dei social networks.
Ma al contempo, i giovani sono anche al centro di quelle strategie di distanziamento e auto-esclusione che gli stessi gruppi rom mettono in atto in risposta alla discriminazione subita: le esperienze di contatto e di relazione diretta di cui i giovano sono protagonisti, possono cioè attivare una dinamica paradossale che, in nome dell'auto-difesa, porta all'irrigidimento di valori e norme sociali, in particolare quelle basate sui valori tradizionali dell'onore e della vergogna che limitano le libertà dei ragazzi.
Inoltre nei loro confronti, la società italiana mette in campo atteggiamenti opposti e schizofrenici.
Essi vengono ritratti come vittime di una cultura e di una società, quella zingara e nomade che li costringe a matrimoni precoci o gli impone di diventare fonte di redditto attraverso l'elemosina o addirittura il furto. Così i giovani rom, soprattutto quelli che crescono all'interno dei campi-nomadi, da un lato appaiono come i più pericolosi rappresentanti di una differenza ritenuta irriducibile e pericolosa e dall'altro sono divenuti i principali bersagli di progetti sociali ispirati alla tutela di diritti ritenuti fondamentali. Eppure anche i numerosi interventi, che riportano il gergo e le pratiche dell'umanitario nelle periferie delle città italiane, hanno avviato dinamiche contraddittorie, sia per le opzioni politiche e culturali di fondo che hanno spesso riaffermato la separazione e la differenza dei rom, sia in merito ai risultati ottenuti e quindi all'efficacia dei finanziamenti pubblici che sono stati investiti.
Su questi temi, l'Osservatorio sul razzismo e le diversità M. G. Favara e la Fondazione Romanì organizzano, in occasione della giornata conclusiva della campagna Fuochi Attivi, una giornata di dibattito stimolata dalla presentazione e dalla discussione collettiva del volume di Ulderico Daniele Questo campo fa schifo.Etnografia dell'adolescenza rom fra periferie e scenari globali (MetiEdizioni, Roma, 2013).
Interverranno:
Francesco Pompeo coordinatore Osservatorio sul razzismo
Nazzareno Guarnieri Presidente Fondazione Romanì
Ulderico Daniele autore del volume
I giovani del corso Fuochi Attivi
Anna Aluffi Pentini Università Roma Tre
Marco Accorinti - CNR