Il TAI (Tavolo Asilo e Immigrazione) esprime “profonda preoccupazione per l’ennesima grave crisi del sistema d’accoglienza, e si pone in totale disaccordo con l’approccio emergenziale” del Governo che ” ancora una volta punta ad ostacolare il diritto d’asilo e il diritto ad una accoglienza dignitosa”. A inizio anno, si legge in una nota, il Tavolo Asilo e Immigrazione ha chiesto di programmare gli interventi di accoglienza, come previsto dalla normativa. Il Tavolo di coordinamento presso il Viminale si è riunito “però solo il 4 agosto, dopo ripetute richieste e sollecitazioni del Tai, non potendo di fatto contribuire ad alcuna programmazione e limitandosi dunque sostanzialmente a prendere atto di misure emergenziali già assunte dal governo senza il coinvolgimento dei territori e del terzo settore. Le misure prese dal Governo sono sbagliate e inefficaci e non sono affatto legate al numero di arrivi, del tutto prevedibile e gestibile, ma all’assenza di volontà di trovare soluzioni corrette ed efficaci, scegliendo invece un approccio emergenziale: una decisione che alimenta la retorica dell’invasione”.
I firmatari della nota, evidenziano che dopo “avere trasformato in poco tempo i CAS in meri parcheggi per richiedenti asilo, eliminando servizi primari quali l’informativa legale e l’assistenza psicologica, il 7 agosto 2023 il Ministero dell’interno ha emanato una circolare con cui ha dato indicazioni alle prefetture di disporre la cessazione immediata delle misure di accoglienza per coloro che sono riconosciuti titolari di protezione internazionale e speciale, senza aspettare il rilascio del permesso di soggiorno e senza provvedere al loro trasferimento nel SAI. In sostanza, migliaia di titolari di protezione internazionale o speciale stanno per essere espulsi dai CAS e mandati per strada: in questa direzione si stanno muovendo le prefetture. Tale prassi – si legge nella nota Tai – risulta del tutto illegale in quanto i titolari di protezione internazionale e speciale hanno diritto di essere collocati tempestivamente dai Centri di Accoglienza Straordinaria verso il sistema SAI, e non abbandonati nel giro di pochi giorni.
Una così clamorosa violazione di legge è altresì generatrice di enormi problematiche sociali nei diversi territori, dal momento che migliaia di rifugiati privi di mezzi e senza accoglienza si troveranno allo sbando in strada e dunque a carico del welfare locale. In questo modo, oltre a violare il diritto all’accoglienza dei/delle titolari di protezione internazionale e speciale, il Ministero dell’interno si pone in netto antagonismo con i Comuni, delegando a loro la questione e senza dotazione di risorse. La soppressione dei servizi nei CAS non solo contrasta con la normativa europea e italiana in quanto si concretizza in un’elusione dell’accesso ai diritti, ma esclude nei fatti la possibilità di riscontrare la vulnerabilità dei richiedenti asilo, specie di coloro che sono sottoposti alla procedura accelerata. Molte vulnerabilità non possono infatti essere rilevate all’arrivo senza personale competente né tanto meno ciò può avvenire dopo il trasferimento nei CAS nei quali, come sopra evidenziato, vengono cancellati anche servizi fondamentali. In questo contesto di totale sbandamento del sistema pare inevitabile il diffondersi di gravi distorsioni, come nel caso, evidenziato in occasione dell’incontro del tavolo di coordinamento, delle donne vittime di tratta anche provenienti da paesi di origine sicuri”.
I firmatari fanno appello al Presidente della Repubblica, al Governo, alle Istituzioni italiane ed europee, alla società civile, affinché “si arresti immediatamente la deriva del sistema dell’accoglienza e l’intervento istituzionale venga riportato dentro il quadro previsto dalle direttive europee e perché non si rinnovi una stagione di ghetti e di produzione di disagio sociale estremo, scaricato sui territori. È inaccettabile contrapporre richiedenti asilo a titolari di protezione, quando è chiaro l’obbligo dello Stato di predisporre misure di accoglienza per ognuno di loro. È necessario invertire subito la marcia, non solo impedendo che migliaia di persone titolari di diritti fondamentali e inviolabili vengano trasformate in “senza fissa dimora” e abbandonate per strada, ama anche attivando strutture CAS solo ove strettamente necessario e assicurando comunque standard adeguati e dignitosi della persona umana, investendo da subito la maggior parte delle risorse per un forte e veloce ampliamento del sistema di accoglienza SAI, sia per adulti e famiglie che per i minori non accompagnati”.